giovedì, maggio 31, 2012

Events globali e personali, un significato

Mai partecipato a tanti eventi in così poco tempo, una volta , "once upon a time ..." c'erano i concerti, le feste in discoteca, le riunioni o i convegni in aule, tutto questo è rimasto, ma sembra sparso nel tempo, diluito.
Ora con la presenza e diffusione della rete, chiunque può organizzare un evento, alcuni più o meno
pubblici con maggiore facilità. Esistono numerosi modi, piattaforme, siti, per un evento e raccogliere presenze.
Oltre all'impegno organizzativo, i costi, le "facilities" , che cosa c'è dietro questo proliferare ?
Il desiderio di parteciparvi ? La forma pubblicitaria ? L'aggregazione del consenso ?
I partiti politici hanno sempre usato gli eventi per rinsaldare i legami col territorio, la popolazione,
acquisire nuovi iscritti, come del resto i movimenti religiosi nuovi adepti.
E' una naturale conseguenza dell'era dei social networks creare punti visibili, fisici, di contatto
con gli iscritti.(Es, evento Foursquare a Bologna, Instagram a Firenze).
Tutto questo parlare, chattare, scambiarsi informazioni, interazioni anche mutimediali, naturalmente consegue
il contatto fisico, si rompe la connessione solo "virtuale" e le due realtà si armonizzano.
Siamo agli inizi, se per studio, vedete il blog di Beppe Grillo, sapete che è il primo in Italia e
tra i più influenti nel resto del mondo, la visibilità, l'aggregazione delle persone intorno a delle idee,
poi le naturali conseguenze nel pratico; è iniziato nel 2004, nel 2007 il primo V-Day,
poi le liste civiche etc.
Qualcuno sostiene ancora che il blog è morto come forma comunicativa, non credo proprio, tanti altri
esempi di successo ce ne sono, l'unica cosa è che forse è più difficile farsi sentire, avere una presenza
in rete, ma anche nel marketing, dai Guru della rete,alle persone comuni, quasi tutti hanno un blog, quindi
se fosse inutile certamente non lo coltiverebbero.
E' una forma di comunicazione che sopravvive
 anche con i social network, dove solitamente i post sono più brevi, facilitati, fluidi,
 mentre comporre un blog è quasi come scrivere un tema, si ricordate a scuola, i temi ?
Per questo non è tanto amato da tutti.
In altre parole, i social networks non sono altro che un mezzo per comunicare, ricreare comunità che se anche frammentate nello spazio e nel tempo (in quanto non coesistono sempre allo stesso momento),
si riconoscono negli stessi interessi.
Sembra banale scrivere tutto ciò, ma molti non considerando questo, alla fine contestano agli appartenenti
di un social network proprio l'uso e l'applicare le regole del gioco dello specifico social network.
Ad esempio, qualcuno tempo addietro mi contestò i miei check-in su Foursquare, in dei conti meno di cinque in un giorno. Questa persona non sapeva o non capiva come funzionasse Foursquare, non era la ricerca della "notorietà", non era esibizionismo, non era nemmeno la ricerca di punti.
La presenza in un social network è data dall'usarlo, dal seguire le regole del gioco.
Contestare a qualcuno l'applicazioni delle regole del gioco, sarà frequente, forse ci vorranno un paio di generazioni perchè la "gente" in generale capisca l'uso di questi mezzi. Di solito per capire un "gioco" si osservano i giocatori giocare, poi fatte le considerazioni ci si butta nel gioco, così nel pocker, in texas holdem, nelle bocce, nel pool etc.
Le guide ci sono, eppure non vengono lette, i consigli, i suggerimenti della rete sulla rete è ampio come enciclopedie, ma la "fretta" di arrivare, di capire e fare tutto, tipico di oggi, fa commettere errori a tanti.
Non è una questione di tastiera, ma di funzioni, non è una questione di caricare un programma ma di sapere che cosa e come si fa, le conseguenze. Gli stessi "contenitori" Facebook sono stati cambiati all'interno diverse volte, sommersi dalle critiche degli utenti, perchè lasciavano al pubblico dettagli di privacy oppure
i dati non erano conservati o mancavano funzioni considerate banali.

Si scopre così che non è il puro tecnicismo, i programmi sottostanti che fanno la fortuna di un social network
(anche se necessari) ma le idee e la loro forma. Sulla comprensione dei mezzi per usarli, si potrebbe discuterne all'infinito. Ho una parente che tutte le volte che accende la vettura ripete come un mantra
che non è capace di usarla, ma poi la guida, magari a volte sovra accelerando, non cambiando la marcia sempre al meglio, riuscendo a grattare la frizione, ma la vettura va.
Sarebbe come dire che il miglior ingegnere costruttore è anche il miglior pilota, è vero ?
Non mi risulta che Michael Shumacher abbia costruito Ferrari, però sulle capacità di guida, nessuno
ha dei dubbi, Nella stessa maniera l'uso dei social network, non è assolutamente scontato che i programmatori e gli ideatori, siano anche coloro che sappiano sfruttare al meglio le "risorse" del mezzo.
Così come anche chi ripara fisicamente computers, non è detto che ne capisca e usi i social network meglio
della signora cinquantenne,che non saprebbe come cambiare una scheda, vi sono tanti elementi in gioco.

Segnalo questo http://blog.merlinox.com/cosa-sono-social-network/ dove afferma "io sono un social network" frase un po' shock, ma vera, se leggete , ne rimarrete colpiti dalle lucide osservazioni, almeno scritte da qualcuno che con esperienza, pratica, si è fatto un idea, a differenza di tanti giornalisti ed opinionisti che scrivono cose molto superficiali, senza documentarsi, pare che questo lo chiamano "giornalismo".
"io sono un social network" non ha nulla a che vedere con "il virtuale" di cui si parlava alcuni anni fà, all'epoca
delle chat, di "second life", epoca 2008 , cioè all'inizio di Facebook. Di second life non se ne sente parlare molto, è andato progressivamente in calo, i suoi circa 21 milioni di utenti non sono un "grande" numero per un social network, certamente un bel numero. Forse è proprio l'idea del virtuale che non viene accettata dagli stessi utenti, forse second life non è un social network in senso stretto, perchè l'elemento di partecipazione nel reale, la stretta connessione col reale, manca. In altre parole è una "copia" della vita reale, mentre in un social network le persone sono coscienti che usano un mezzo per comunicare e si riferiscono continuamente al reale, non alla realtà stessa del contenitore, del social network.
Ci sono tante implicazioni nel trasformare una persona in un nodo della rete, come il blogger sopra citato, significa che la persona diventa sia messaggio che portatore-scambio di messaggi e acquisisce una sua autonomia dalla rete stessa che l'ha aiutato a farlo conoscere. Un esempio è anche e sempre Grillo,la rete
l'ha fatto conoscere in una nuova "luce", non più comico, ha aggiunto persone che altrimenti l'avrebbero ignorato, pur partendo da una posizione di celebrità ma escluso dai mezzi ufficiali di comunicazione.
La sua è stata una scommessa che di cui ora è facile osservare il successo, ma quando ha iniziato,
con l'espansione di internet, non lo era. Così appare qualsiasi cosa con la quale si inizia, anche se qualcuno parte molto ben equipaggiato come nel suo caso, vi sono tanti altri esempi.
Se oggi Grillo o chi come lui, si staccasse dalla rete, "il seguito", i "followers" come in twitter,
resterebbero legati a lui, da che cosa ? Dalle idee, presumo.
Nel caso di movimenti ideali o politici, la rete o il network è molto più forte di iniziative commerciali,
quindi il seguito sarebbe indipendente dal mezzo che segue, dovrebbe comunque trovare un nuovo mezzo
di comunicazione, organo ufficiale, dato che il blog rimane per ora la sua "voce" come l'osservatore romano lo è del Papa.
La realtà è che chi è o fa un'attività in rete, diventa pubblico, a discapito di qualsiasi legge sulla privacy che vogliano mettere, è come se chiunque avesse un blog  diventasse un direttore di giornale ed editore, non è una cosa facile da afferrare. In altro modo, anche chi frequenta i vari social networks, con più o meno
restrizioni per la privacy. E' una realtà e ognuno poi sceglie se confrontarsi, accettarla o anche negarla.
Ma la realtà è sotto i miei occhi quando vedo le statistiche, i numeri, i paesi, tutti i dati disponibili a chiunque fà un blog. Non dobbiamo pensare che perchè ci chiedono nome utente e password, quel che si scrive,
si commenta,sia "ristretto", non possa essere visto da altri, senza cadere nella paranoia.
Come in questo film : Nemico pubblico o Enemy of the state.

Senza cadere nella paranoia, è bene vedere i social come aggregatori di persone, persone che creano comunità intorno a idee e valori o interessi; sono interessantissimi gli esempi di "social business" come quel evento al quale ho partecipato ieri, dove organizzazioni no-profit vogliono coniugare la "sostenibilità finanziaria" con lo slancio degli ideali, ad esempio fornire assistenza medica ad indigenti, oppure fanno innovazione creando un nuovo veicolo di trasporto elettrico con soluzioni avanzate sia energetiche che meccaniche.
Aggiungerò in seguito, revisionando il materiale, gli altri eventi ai quali ho partecipato.






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