sabato, ottobre 20, 2012

Seguito post precedente, sulla diffamazione

A proposito del post precedente, sul tema di notizie false date dai mass media, esempi,
al di là delle personali idee e giudizi.

Quest'articolo di articolo21.org non condivido, esprime supporto al giornalista e in generale
alla libera espressione basata sull'articolo 21, deplora il carcere, per diffamazione.
Nel mio precedente post, si trattava di un giornale che riportava notizie non vere,a screditare l'opera 
di un magistrato nell'esercizio e nel dovere delle sue funzioni, arrecando
anche un danno d'immagine alla magistratura.
Si confondono i principi e le responsabilità; se l'articolo fosse stato solo un commento 
sfavorevole alla sentenza, probabilmente il giudice non avrebbe avuto oggetto del contendere,
ma siccome l'articolo in questione sostiene che il giudice avrebbe agito al di là delle 
sue competenze, indotto e costretto una minorenne ad una determinata azione, ed essendo
falso tutto ciò, infamante, il giudice aveva il dovere, il diritto di procedere per tutelare
il suo lavoro.
La magistratura è una delle poche istituzioni credibili in questo paese, chi fa il suo lavoro
per anni è stato insultato, attaccato, additato come "malato di mente" etc., perchè
nel suo complesso la magistratura formava una "barriera" ai fuori-legge, in difesa del diritto. 
Molto spesso le critiche alle sentenze non sono al magistrato ma a leggi che devono essere applicate.
Può essere totalmente irresponsabile e non perseguibile chi realmente diffama una persona
o un istituzione, un gruppo, in nome della libertà di parola, del giornalismo ? 
Non esiste danno quando si pubblicano notizie false ? Qual'è allora il valore della parola
stampata se non c'è responsabilità ?
Per me restano domande retoriche, così come è demagogico pretendere l'assoluta
libertà di parola, perchè il contesto (se pubblica diffusione) , il contenuto (se falso) 
determinano già un danno per chi subisce.
Immaginate che una mattina in un giornale vi fosse la vostra foto, il vostro nome con un 'accusa falsa,
(pedofilia, furto, truffa etc.), nulla di questo fosse realmente portato dall'autorità giudiziaria,
interpellate il giornalista,  vi risponderà :"libertà di parola ed espressione" oppure "uno scherzo".
Non vorreste che ci fosse una legge che vi tuteli ? Il danno di una notizia falsa
e infamante non sarebbe enorme ?
L'ammontare del risarcimento e il carcere, forse non sarebbero pari al danno effettivo ricevuto
da un infamia a mezzo stampa. 
Tra questa tutela e la dittatura militare o il controllo dell'informazione come sembra 
alludere chi scrive quell'articolo a nome della libertà d'espressione, 
c'è una grande ed evidente distanza. Si dimentica che proprio le dittature militari
esercitano la censura prima della stampa e quindi la diffamazione è sfuggita alla censura preventiva oppure voluta contro un avversario politico. 

Un esempio di commento alla sentenza di diffamazione via Facebook ,Polizia FB,

Si tratta solo di avere coscienza, responsabilità e intelligenza di ciò che si scrive.



giovedì, ottobre 18, 2012

Solo in Italia 2

« Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate» Art. 595 su Diffamazione (incluso a mezzo stampa).

Non so esattamente da quanti anni esista questa legge,ma pare quasi dalla fondazione della Repubblica o ancora precedente, nel regime fascista, presente anche nel diritto Romano. In Inghilterra, si chiama Libel.


La storia riguarda un direttore di un giornale con la G maiuscola, condannato dopo tre gradi di giudizio, per un articolo scritto da altri,firmato con uno pseudonimo
ma essendo direttore responsabile non ha censurato l'articolo.
Giudicato diffamatorio perché riportava notizie non-vere riguardo una sentenza 
su un fatto di cronaca e su un giudice.
Non ci sarebbe stato clamore, un fatto scontato, ovvio, ma il Giornalista, invitato
numerosissime volte in TV, ha iniziato una campagna contro la legge di diffamazione.
Non voleva dichiarare chi fosse l'autore dell'articolo, per coprire le fonti, (vedremo
poi perchè) ma nello stesso tempo considerava ingiusto che il direttore del giornale
fosse responsabile di fronte alla legge per quanto scritto sul suo giornale,
non ultimo che vi fosse per la diffamazione la condanna alla galera invece di una semplice
ammenda amministrativa.

A tutti fa orrore la prigione in sé, facile deprecarla pubblicamente, in base alle emotività,
ma esistono molte altre ingiustizie che non diventano "pubbliche" e oggetto di campagne.

A questo punto chiama i suoi gregari, i suoi amici, alcuni parlamentari, promuove una campagna per cambiare la legge, definita iniqua, fascista, ovviamente, contraria alla libertà
d'espressione etc. 
La giustizia italiana anche dopo il terzo grado di condanna, dopo anni, udienze,
tarda, necessita dell'arrivo della notifica, magari per posta, prima dell' esecuzione
e dell'arrivo dei Carabinieri.
Quindi sui telegiornali, su molta stampa, i suoi colleghi, la corporazione, iniziano con 
clamore la campagna stampa contro il carcere. 
Nessuno ricorda più i fatti, le vicende che personalmente sono andato a leggere e vi
risparmio perché altrimenti l'indignazione cresce, non verso il giudice o la sentenza
ma verso l'imputato, il famoso direttore di Giornale.

Allora la legge è uguale per tutti ? Oppure dipende dal grado di notorietà,
dall' apparire in TV ? Dal potere di scrivere su un Giornale?
Quanti condannati al carcere vorrebbero avere voce, avere una campagna mediatica,
per cambiare la legge che li ha condannati ? Quanti potrebbero permetterselo ?

Questa vicenda propone seri interrogativi su quanto siano oltremodo distorti
i mass media, la carta stampata.La prova di quanto scrivo sta nel fatto che chi
avesse scritto l'articolo, esce allo scoperto, si confessa alle telecamere dopo circa
cinque anni dall'inizio della causa, dopo sentenza definitiva, dov'era e dov'è ? 
In parlamento !
Già all'epoca dei fatti sospeso dall'ordine dei giornalisti, non avrebbe
potuto nemmeno scrivere col suo nome l'articolo, quindi il direttore ha commesso
un infrazione a prescindere dal contenuto e dalla causa.


link a www.youtube.com

Non è finita, no, dopo aver subito la condanna per diffamazione, non ancora esecutiva,
dopo la campagna contro la legge che lo ha condannato, dopo non aver visto
il sollecitato e "doveroso" impegno dei parlamentari ad approvare una nuova legge su misura,
cosa rimaneva?
Cito testualmente:
"E’ successo quello che immaginavo. Questi politici cialtroni sono ipocriti e codardi. Ora la Procura renda esecutiva la pena e mi venga a prendere". Questo il commento duro dopo la notizia dello slittamento dei tempi per l’approvazione del Ddl diffamazione oltre il 26 ottobre, giorno in cui termina la sospensione della pena per il direttore 

E dal suo Giornale (cito, copia ed incolla)
Posso rimanere io, personalmen­te a professionalmente, appeso al­l’ipocrisia di questi mediocri che ho pure, come tutti voi, mantenuto per anni pagandogli con le mie tasse amanti, vacanze e vizi vari? Direi di no, non supplico, non mi inginoc­chio né umilio. Sapete che c’è, cari politici? Lasciate perdere, andate tutti a quel paese, non voglio essere salvato da gente come voi. Siete alla stessa stregua di quei due giudici che in malafede, e per potermi arre­stare, mi hanno appiccicato l’eti­chetta infame di «persona social­mente pericolosa» 

Insomma l'ultimo insulto dell'imputato condannato, dopo i giudici, la legge,
non restava che il legislatore ovvero i parlamentari, quindi il quadro era completo.

Sembra che la richiesta di clemenza non richieda più l'atteggiamento contrito o umile del condannato, ma al contrario, insulti per tutti, in nome della libertà del giornalismo di diffondere anche "notizie false e tendenziose" (proprio questo è il reato di diffamazione).
Forse il web ridimensionerà molto queste "personalità"(giornalisti), la loro audience, il loro seguito,
perchè informare non sarà più un loro monopolio, almeno lo spero.

Non credo che in un altro paese, questo sarebbe accaduto. Spiace riportare queste notizie
squallide alla vostra attenzione, ma questo è il mondo reale, i personaggi che abbiamo sotto i riflettori.


venerdì, ottobre 12, 2012

Giustizia, a colpi di video oppure...

Mercoledì scorso, verso tarda sera, nella trasmissione "Chi l'ha visto?" Rai3, dedicata a scomparsi, assassinati, allontanati e altri fatti di cronaca, si è assistito ad un video
shock di un ragazzino di dieci anni, prelevato da scuola, sotto gli occhi dei genitori, insegnanti,
compagni di scuola, caricato con forza in una macchina della polizia, da agenti in borghese.





All'inizio, come tutti i documenti video, le persone restano impressionate da casa, poi riportate
il giorno successivo nella stampa nazionale, visti nei telegiornali, come una valanga, la notizia
locale da Padova, diventa nazionale.
Questo Blog non si occupa di fatti di cronaca specifici, l'interesse è sulla propagazione
della notizia. 
C'è stato un momento importante nel video, una donna armata di telefonino con videocamera,
affrontava una donna armata di distintivo tipo polizia americana, scudo d'oro, pistola, 
oltreché ad un decreto ingiuntivo. La donna pluriarmata in borghese ha intimato all'altra
"Io sono un ispettrice di polizia, lei chi è ? Nessuno!" . Mentre l'altra protestava in favore del 
bambino appeso per gli arti da tre agenti, trasportato coattivamente come un pericoloso
criminale o animale.
In quel momento, l'ispettore di polizia, aveva la meglio, non per niente si chiamano ancora 
"forze dell'ordine", ma poi man mano che il piccolo video veniva mostrato e rimbalzava da uno schermo all'altro, compiendo documentazione e informazione, nessuno poteva nascondere
i sentimenti generali, fino ad arrivare ieri sera nelle cosidette sedi istituzionali, presidenti
delle camere, ministri, infine il capo della polizia chiedeva scusa e prometteva indagini.
La voce del superiore locale di polizia in difesa dei suoi sottoposti,sovrastata dai media e dalle promesse fatte a telecamere accese dai massimi responsabili,coloro che cercano sempre il consenso mediatico ed elettorale,appariva come l'unica tenue difesa, quasi ridicola.
Sì Lei non è nessuno...un cittadino comune, senza titoli, ma armato di una videocamera di telefonino può fare più danni della sua pistola e del suo tesserino.
E' interessante notare che le forze dell'ordine mentre agiscono non hanno un nominativo,
un identificativo oltre ai distintivi, è come se agissero sempre in maniera impersonale
e irresponsabile, mentre i comuni cittadini hanno tanto di carta d'identità e indirizzo oltrechè
obbligo a farsi identificare ovunque.
La Diaz e altri e tanti episodi, se non documentati da foto, da video, tutto sarebbe rimasto
nella versione originale delle autorità e quasi senza prove.
La polizia e le forze dell'ordine usano le telecamere per prendere i possibili criminali, ma
la gente comune riprende le stesse forze dell'ordine, con altre videocamere  per segnalare loro abusi e crimini.
Anni fà capitò ad un ragazzo di colore nel Bresciano di venire pestato dalla polizia municipale
ed un video provò la colpevolezza degli agenti al di là di ogni rispettabilità.
Di fronte alle immagini in sequenza, più delle foto, la verità anche parziale di un obiettivo solo,riesce a incrinare le versioni ufficiali; questo avviene in tutti i paesi.
Los Angeles e il pestaggio di un nero fecero incendiare la città perchè riprese da una videocamera.
Quando uscirono i primi telefonini che facevano foto e video, lo si considerò un accessorio costoso, un lusso inutile, non professionali,per chi voleva fare solo telefonate.
Di certo non si poteva presumere che oltre alle foto personali, qualcosa sarebbe
finito nelle aule dei tribunali.
Ora ci sono anche le persone stupide che si lasciano filmare mentre compiono reati,
dai furti agli insulti gratuiti in TV, non rendendosi conto delle conseguenze delle loro
azioni; persone che pagheranno o hanno pagato per danni di diffamazione.
Se la legge avesse sempre a disposizione documenti di videoregistrazione o audio,
saremmo sempre sotto un tremendo occhio, una telecamera onniscente, dove 
perderemmo la privacy ma forse avremmo maggiori diritti, un dilemma senza fine.

A questo punto il video dispensa dalla ricerca di Giustizia e dalle testimonianze scritte?

Nò, non lo credo. Nel blog personale dell' avv. Franceschetti si dà conto di due notizie
che lette su un quotidiano non scandalizzano e non significano nulla, due premi consegnati
a due distinti signori; il problema è nella loro storia e come funziona la giustizia in Italia.
[Quindi, dopo aver ucciso due magistrati e un brigadiere (ma non furono questi gli unici omicidi commessi), è stato premiato a livello internazionale con un'onorificenza intitolata ad un magistrato.] Cit. 
Sappiamo che in altri paesi questi signori non avrebbero pubblicato libri, non sarebbero liberi, probabilmente in qualcuno (USA) sarebbero già state giustiziate.
Non è in questione il principio di ravvedimento, perdono, rieducazione o quant'altro; ma appare singolare che proprio per il passato queste persone abbiano prestigiose carriere.
Infine la lezione morale rovesciata per le persone normali, senza pendenze penali passate, potrebbe essere, se per fare carriera, non paghi il crimine.
Nessun video, nessuna foto potrebbe sostituire la storia intera, l'analisi, il ricordo.
Con ragione,dopo aver letto l'articolo,  i video non sostituiscono i blog, grazie per questa 
testimonianza all'autore del blog,avv. P. Franceschetti.




martedì, ottobre 02, 2012

UTMO un sogno quasi realtà



Anni fà, circa 1999, mentre mi trovavo in un paese europeo straniero, lavoravo per un call-center o call-centre (come preferite), con orgoglio dissero che si parlavano 24 lingue. 
La confusione di ciascun "mercato" delimitato da "box" in aeree, dove ciascun customer service o meglio operator parlava,urlava,strillava al telefono il suo verbo, in ore di conversazioni, era totale, un concentrato di mondo unificato alla fine negli scambi interlinguistici da uno standard English. A seguito di quell'esperienza quasi triennale, a seguito di brevi viaggi dove gli idiomi cambiavano in poche ore, scrissi qualcosa, un sogno ad occhi aperti sulle future rovine dell'Europa, poco prima dell'attesa messianica dell'Euro.
Sognavo di un visitatore,  per quanto istruito, non potesse comunicare in tutte le lingue, per tanto aveva questa "macchina" delle dimensioni di una calcolatrice tascabile, (allora non c'erano smartphones) chiamata UTMO (Universal Translator Machine Organization) .
Questo "sogno" si è già avverato quando meno di dieci anni fà c'era sul mercato NaturallySpeaking su desktop, aveva possibilità di voice-recognition, poi  dopo quando il più noto google translator iniziò ad apparire prima traducendo testi dal web, ampliando le possibilità, la chat, il parlato, la voce.Questo stesso blog può essere letto in una delle 67 lingue disponibili, a fianco a destra dove appare google translator si sceglie nella finestra la lingua; traduzioni perfette non sono, a volte comprensibili, a volte divertenti.
L'anno scorso da uno smartphone ho tenuto un minimo di conversazione in una lingua straniera, parlando allo smartphone e lui come un eco emettendo il tradotto nella lingua straniera.(App google translator, connessione alla rete 3G).
Ho citato solo i due programmi più comuni, ma esistono già anche macchine dedicate. E' successo numerose volte che la fantasia abbia visto future invenzioni, macchine poi   realizzate, (J. Verne, Leonardo, i più noti).
Questo video è l'esempio, divertente, pratico;