martedì, dicembre 31, 2013

Vulcanizare, autotrasporto e bistra. (seconda parte)



 Appartenevo alla categoria protetta e in via d'estinzione (in Ungheria) del turista dentale, la concorrenza si sposta ad est nei paesi più   inimmaginabili come la Romania, la Moldovia, la Bulgaria eccetera. La differenza sostanziale è la lunga tradizione della scuola odontoiatrica ungherese, ogni posto ha le sue specialità. Così mi consolavo ogni volta che tornavo all'appartamento,  ripetendo a me stesso, come un mantra che loro fossero i migliori e che  il dolore senza fine,fosse passeggero.
Consultando la guida Tripadvisor, alla quale mi ero re-iscritto da poco, (una sorta di social network per valutare luoghi) cercavo posti, cose che non avessi visto nei viaggi precedenti e che ora, la distanza prossima, me lo permettesse con la mano di afferrare e metterlo nel tesoro della memoria di un errante viaggiatore.
Musei, antichità,  antiquariato,  poi luoghi famosi come la piazza degli eroi, la statua di Anonymous, (la foto è sulla prima parte del post) poi anche le attrazioni; mi colpì il club shooting center Celeritas.
Seguivano commenti entusiastici e la mia incredulità,  in Italia completamente proibito, sparare con armi vere, in uso alle polizie e da guerra etc,. Così ho prenoi un paio di giorni prima per sabato.Raggiunsi in taxi anche se potevo con i mezzi pubblici, a patto di capire l'ungherese. In effetti era un club, in un sottoscala dentro una zona industriale, magazzini, depositi a lato di una grossa arteria. Le segretarie alla cassa, molto giovani,  all'intervallo di ogni sessione, cambiavano i bersagli, organizzavano i gruppi. Due gruppi continui, pistole e l'altro fucili. L'unica formalità,  il mio documento d'identità e la liberatoria che non intendevo suicidarmi, far alcuno male e che non ero affetto da malattie mentali, scritto in quattro lingue incluso l'inglese. Gli istruttori sembravano i classici soldati o poliziotti dei corpi speciali, vestiti di nero, tutti armati con una pistola a rapida estrazione all'altezza della gamba. Avevano maschere anti-fumo e polveri, perché l'esplosione ed esposizione alle polveri sottili continua non è salutare.
Lo scopo di provare, testare, capire, il funzionamento dell'arma, è simile al tiro con l'arco, richiede concentrazione sul bersaglio, precisione, calma, controllo, per questo ha molte caratteristiche simili ad un vero sport. Ero in un gruppo di dieci persone ed ero il secondo in rotazione. Spesso il ragazzo accompagnato dalla propria ragazza, vedevo la loro reazione di paura, rifiuto, insicurezza, ma gli istruttori erano rassicuranti ed eccellenti guide nel correggere la tecnica di tiro, sapevano e capivano chi avessero di fronte.Ottimi psicologici. Sono rimasto sorpreso dalla leggerezza e precisione delle più recenti pistole, il primo round con la serie di pistole è stato divertente. All'ingresso del secondo locale per l'uso dei vari fucili, alcune ragazze dopo aver provato i più semplici, si sono rifiutate di proseguire, terrificate dal potenziale esplosivo della bocca di fuoco, dal rinculo dell'arma (posso assicurare che due tipi di fucili, erano poco maneggevoli). 
Non sono un fanatico delle armi o in favore della loro diffusione, però ciò che noto è che io straniero con il divieto assoluto e incondizionato in Italia all'uso e alla prova posso andare in un altro paese e semplicemente provare le armi proibite,  in un ambiente controllato e con procedure di sicurezza. 
La sessione completa di pistola e fucile durava all'incirca due ore, al termine vi era un concentrato di polveri da sparo, fumi, bossoli, possibilità di foto ricordo-trofeo con l'arma preferita. Senz'altro avrei voluto portare il kalanshinkov o AK-47, piuttosto preciso, leggero e con un moderato rinculo.  All'uscita incontrai il gruppo successivo , rimasi abbastanza sorpreso a vedere che erano arabi e qualche pachistano, senza alcun riferimento, provai una forte insicurezza. Nella liberatoria era scritto che il club poteva anche rifiutarsi di ammettere persone nel poligono o sospendere, senza dare dettagliate ragioni.
Quell'intervallo del sabato mi alleviò le sofferenze, all'uscita pretesi di tornare all'appartamento coi mezzi pubblici. Un avventura, dopo due tram, un giro di metro, un giro di tram, riuscii a tornare dopo circa 4 ore. Abbiate coraggio di ridere, se sapete l'ungherese.
Il metró di Budapest non è il classico metro, le carrozze sono piccole, quasi di cioccolata e legno, sembrano fatte per i turisti, non ci sono lettori di carte o biglietti, ma controllori umani agl'ingressi.
Quando arrivai alla stazione di Szechenyi (fermata vicino alle omonime terme, le più grandi d'Europa) non avevo nella mia mappa mentale le distanze esatte, anche perché l'entrata e uscita del metrò assomigliava ad un bagno pubblico, seminterrato in un giardino, con insegne in ferro scolorite.  Il palazzo distava una trentina di metri e non era impressionante ne originale per l'architettura e le sculture. Si poteva vedere oltre la strada l'ingresso allo zoo (già visitato in altra occasione) e il circo stabile. Entrai in un ingresso dov’era la biglietteria e vidi oltre le spesse vetrate l'acqua marina azzurra caraibica blu, in mezzo al grigio cielo, inaspettato. Vi erano tre distinte vasche o piscine, ma erano solo quelle visibili dall'esterno e nell'anfiteatro, lungo tutto il colonnato eccetto la parte della ristorazione, vi erano solo piscine e saune, non visibili dall'esterno.
Andai alle terme il 23 novembre, a mia insaputa, giorno di commemorazione per le vittime del '56, capii perché vi erano angoli pieni di fiori e candele, di fronte a statue.
Dopo il pagamento del biglietto, il cambio in costume, l'asciugamano e le ciabatte, mi attendeva un lungo percorso di vasche, acque termali calde e fredde, tutte da provare. È un'esperienza unica, rigenerante per il corpo e la mente. Acque a 35 gradi, in vasche semi ovali, tra stucchi e marmi, nulla delle moderne piscine. Fuori da ogni mia immaginazione restare fuori all'aperto in novembre, prima di entrare nelle piscine scoperte, non rabbrividire, non tremare di freddo. Una pazzia per chi abita nella pianura padana.Non siamo all'equatore ma quasi all'altezza di Vienna, oltre il nord Italia.
Si può trascorrere l'intera giornata perché vi è una varietà di vasche, intrattenimento, attività fisica e anche sorseggiare una birra sulla terrazza antistante la piscina.
Il club di tiro , la giornata alle terme, gli unici due divertimenti o trasgressioni ad una vita da monaco. Poi visitai anche l'ex clinica americana, considerata una delle migliori, ma anche la piu costosa, per un check-up generale. Il vantaggio era che parlavano normalmente inglese ed erano disponibili 24 ore. Le tariffe erano anche piu alte di quelle italiane.
In seguito a quei test, dovevo attendere la risposta la settimana successiva, il dentista terminava l'opera il mercoledì;  avrei avuto circa cinque giorni d'attesa....La mia vettura sembrava aver riposato abbastanza.
Così  da alcune sere, scrutavo la mappa, mi chiedevo  a cosa fossi vicino, interpretare segni, punti, colori di una mappa. Poi si confidavo un poco nel "navigatore" interagendo sul tablet per i nomi stranieri e la macchinetta di bordo, oramai tecnologicamente superata.
 Posso in tutta tranquillità affermare che ho combattuto contro i "navigatori" numerose volte, macchine, intelligenze geometriche prossime allo zero, errori di natura e serial killer, la lista d'insulti a quelle voci sintetiche prima e dopo aver realizzato la vera route o percorso d'arrivo.
L'esperimento più divertente a proposito fu il giorno seguente, raggiungere un distributore, l'unico di gas metano, in Budapest, a circa 5, 5 km dall'appartamento dove vivevo. Impostai il telefono con g. maps e il navigatore g. Americano (non voglio nemmeno fare pubblicità negativa) , tutti e due in lingua inglese, tutti e due la stessa partenza e la stessa destinazione, ebbene dopo circa tre minuti , ad un incrocio, uno diceva di voltare a destra , l'altro di andare dritto. Quando arrivai sulla via dove il ditributore si trovava, un nuovo incrocio, il telefono disse di girare a sinistra mentre il navigatore disse di girare a destra, entrambi concitati e urlanti, per fortuna erano due macchinette e non due suocere. Non mi trattenni, alla fine seguii l'istinto e raggiunsi il distributore non ascoltando il deviato navigatore.
Avevo in mente una pazzia, non lontano da Budapest, 250 km circa, c'era Timsoara, Romania, non ero mai stato... in quel paese, anche se in molti mi ci avevano raccomandato. In Romania non avrei mai trovato gas metano per autotrazione, ma la benzina sarebbe stata meno costosa.
In fondo le  autostrade ungheresi non erano molto dissimili da quelle francesi, occidentali, senza grossi problemi di guida. Vi erano alcuni avvisi, ma non capivo, non fingevo, dopo avrei capito come e perché. Andai per chilometri, circondato da boschi, ore e ore di guida, intervallate da ore di radio, musica classica, parole incomprensibili. Poco dopo l'uscita dall'autostrada, non lontano dal confine, vi era un discreto centro commerciale,  un supermercato recente, molto rifornito, extra lusso, l'ultima visione occidentale.
 Per qualche ragione il navigatore (si , confesso mancò la mia intelligenza e controllo), mi condusse per strade di campagna, non la principale, al bordo di boschi e villaggi, si avvicinava il confine come direzione, ma le strade sembravano di periferia. Così raggiunsi questo confine, non come quelli di Shengen, passaggio senza controlli. Il passaporto fu controllato 2 volte e poi esistevano dei capanni di legno dove cambiavano soldi, vendevano le "vignette" per vari paesi  altre cose. Passato la frontiera, non fu solo un atto fisico, spaziale, ma qualcosa di molto di più.
Mi informai, alla fine la signora mi fece comprare per alcuni Lei (la moneta romena) il permesso settimanale di girare nelle loro strade applicando la "vignette" sul vetro. A vedere la mappa Timsoara non era molto distante, forse un ora, un ora e mezza?
La lezione fu molto, molto dura, dopo non smisi di credere al navigatore, alle mappe e alla correlazione chilometri e percorso. Le strade non erano con buche, solo quando entravano nei "villaggi", potevano essere disconnesse. Si, c'erano ancora alcuni birocci, calessi, con famiglje trainate da cavalli da tiro. I villaggi, una fila a lato di case, un piano,  a volte colorate, col negozio piccolo del paese. Il nulla attorno. Ho attraversato per ore con rocce lunari intorno senza vedere una casa, solo qualche cespuglio, un capanno per il fieno. La presenza di una macchina straniera scatenava nell'inseguitore l'assoluta necessita al sorpasso, anche in situazioni critiche, come curve.
Con mio terrore vidi un paio di volte rallentare senza apparente motivo, alla fine si vedeva la croce di S.Andrea per indicare che c'era un binario, senza passaggio a livello, senza semaforo, nulla che indicasse il passaggio del treno. Sembrava di essere nel selvaggio west, mai visto autostrade, in realtà solo due, fatte entrambe, da Ptitesti a Bucharest e dalla capitale a Costanza. 
Raggiunsi Timsoara verso sera, esausto, la guida, diversa da altri paesi in cui avevo guidato. Confesso che avevo già avuto alcuni ripensamenti,  mi sembrava impossibile guidare così,  oltre ad essere pericoloso.
L'hotel, "city hotel" si trovava lungo la strada principale in arrivo alla città,  un "tre stelle" discreto, moderno, due piani, ad un lato un sontuoso ristorante, sul lato opposto un cortile. Costo circa 30 eur. Internet, tv, letto matrimoniale, bagno, tutto funzionante. Il personale, come ho avuto modo di in seguito, "scortese" o non accogliente, ma non c'era nulla di personale. 


La mattina avevo necessità di cambiare eur nella moneta locale, guardando la mappa, decisi di camminare verso il "centro". Arrivato al secondo incrocio vi erano taxi posteggiati alla rinfusa, in quarta fila, negozi e banche. Realizzai che erano chiusi perché sabato. Provai a chiedere ad un tassista,  giovane o almeno sulla quarantina,  capii che ero italiano e iniziammo a conversare.
Andrei era stato in Italia e aveva lavorato in alberghi della riviera romagnola,  parlava un discreto italiano,  conosceva la città molto bene ed era la miglior guida che potessi desiderare. A bordo della Dacia, una macchina simile alla fiat, utilitaria, affrontammo vicoli, poi larghi a tutta velocità,  infine mi portò nel quartiere universitario,  dove c'era uno dei primi cambiavaluta, migliori,secondo lui. Poi mi fece vedere la fabbrica Ursus, una granfe fabbrica circondato da case e appartamenti,  chiusa da poco, produceva la birra locale. Una visita ad un hotel gestito da Italiano, uno sguardo e via. Purtroppo in giorni e giorni, l'unica interazione con un umano. Partii tardi da Timsoara, dopo mezzogiorno e iniziai a guidare verso Bucharest con lo scopo di arrivarci. Strade e villaggi, seguivo credo la E74, E78 anche se ero curioso di quanto mi avesse accennato Andrei, trovavo alcuni segni lungo le strade, i monastir, chiese, edifici di culto ortodosso su vette di colline, dove mi diceva si praticava un estrema ospitalità. Ogni tanto a lato di strade si vedevano, come apparire dal nulla, enormi magazzini, fabbriche, servite da quei camion che erano sempre in mezzo nelle strade. Difficilmente si raggiungevano i 70-80 km all'ora, così fare 300 o 400 km diventavano cinque, sei ore di viaggio in auto ininterotto. Com'era possibile che un paese così, con quelle infrastrutture fosse in Europa ? Avrei voluto chiederlo ad alcune persone che ne avevano raccomandato l'ingresso.
In ogni villaggio c'era la scritta, anche a mano col gesso bianco, "vulcanizzare" , non capivo, vedevo capanni, forse officine, "vulcanizzare". Guidare per quelle strade , a volte desolate, con vista di colline vuote, qualche attività di pastorizia, il nulla, un selvaggio west.
Arrivai ad un incrocio nevralgico, una serie di rotatorie, depositi, intersezioni, centinaia di camion, per l'ingresso a Pititesti, ingresso all'autostrada. In effetti era un'autostrada a due corsie. Circa 80 km da Bucharest.  Arrivai alla periferia, dall'autostrada che sembrava trasformarsi in una specie di tangenziale con multiple uscite, centri commerciali, depositi, attività umane e civilizzazione.  Prosegui ed entrai in uno dei tanti viali, dove le due doppie careggiate erano separate dai due binari del tram, questi aveva la forma di un uovo, vecchio. Vi erano palazzi, condomini, pubblicità anche di marche famose, ma l'urbanizzato mancava di armonia. Per un ora circa girai, fino a trovare un altro hotel, "city hotel" , ricorrente. Al centralino vi erano due ragazze abbastanza scortesi, le camere erano piccole e l'hotel in pessime condizioni. Internet si prendeva solo nel salotto d'ingresso. Ebbi necessità di camminare dopo tante ore di auto, così  chiesi a loro la direzione del centro, mi risposero ovunque e che c'era tutto. Infatti camminai per una buona mezz'ora non vedendo altro che condomini, cortili. La città (almeno il luogo dov'ero) era buio, non avevo intenzione di starci oltre il necessario. La mattina volevo concedermi una colazione e altri due passi prima di raggiungere la successiva meta. Nell'hotel vi erano delle stanzette dove si consumava una colazione ridicola, caffè,  the, pane, biscotti secchi. Così dalla mappa non appariva lontano un grande centro commerciale, in effetti dopo aver camminato un chilometro e mezzo, altre insegne “vulcanizzare” poi “autotrasporti”, attraversato un incrocio da trenta metri , vi era questo centro commerciale notevole. Fu lì che dopo una normale colazione provai e comprai una simcard con internet senza necessità di presentare alcun documento d'identità!
Fu molto utile per utilizzare le mappe via internet e fare veloci ricerche.
Successivamente partii per l'est. Dopo circa un ora di attraversamenti della città, con l’aiuto dubbio del navigatore, imboccai la direzione giusta. Ero rinfrancato dal fatto che mi aspettavano altri 200 e passa chilometri, ma in autostrada ! Per molti chilometri l’autostrada era vuota, ai bordi a cadenza regolare dei parcheggi con delle casette per i bagni, null’altro. Le stazioni di servizio scarseggiavano. Poi fu un sali e scendi, non ripido ma si attraversavano colline spoglie, terre senza nulla. Per tutto il tempo che sono stato in Romania, non ha mai piovuto, era caldo, ed è stata una fortuna, considerando le situazioni delle strade.Infine verso venti chilometri dalla fine dell’autostrada, ad una sommità si vide il mare, colore blue cobalto,scuro.
In realtà vedevo un porto, una zona industriale, delle rovine, senza alcuna attrattiva. Le uscite erano numerose, pensai di andare in fondo, dov’era il porto, usci e per molti minuti rimasi fermo ad osservare il panorama, non capendo dove fosse la strada per Costanza o come arrivarci. Infatti tornai indietro, vi erano rotonde e segni poco chiari e così feci altri venti chilometri e poi altri venti per ritornare all’uscita corretta. Persi circa un’altra ora.
Per la prima volta vedevo il Mar Nero, che bagnava tanti confini e posti famosi

Costeggiai  dalla fine del porto, parte della città, molto attiva, con palazzi di varie età, cavi elettrici sospesi come nelle città americane, alberghi di ogni tipo, alcune catene di fast food, negozi, poi la direzione “Mamiamia”, la parte “turistica”, un viale di palme e la striscia di asfalto che ha ai lati il mare, poi gli alberghi. Dopo tre giorni di intensi viaggi avevo raggiunto la costa e così osservavo ciò che sembrava un mare o un lago, mentre alcune famiglie portavano i bambini a passeggiare in una rientranza della spiaggia. Era una spiaggia senza alcun impianto turistico, spoglia, solo lcuni alberghi avevano i muri ad una ventina di metri dal bagnasciuga. Era il turismo dell’est, non alla maniera colorata, eccessiva della costa romagnola. Presi una stanza nel Duna Hotel, anche questa di bassa qualità nonostante l’effetto scenico dei salotti colmi di antichità, velluti chiari e verdi, divani imbottiti e soffitti di legno. Le camere erano decisamente penose o scarsamente sufficenti al comfort.
Camminai la sera per comprendere dove ero esattamente e progettare le visite del giorno dopo. Mi fermai in un ristorante italiano dove nessuno era italiano e tutto era finto.
Il giorno dopo andai al vicino centro turistico dove non mi diedero alcuna informazione, poi riuscii a cambiare alcuni soldi in centro, passando trovai un luogo dov’era scritto “Vulcanizzare” a fianco, Autotrasporti, entrai e capii finalmente che autotrasporti significava self service. Vulcanizzare era invece il vecchio metodo i trasformare la gomma, sia per le gomme delle auto che altri usi. Mangiai qualcosa di decente in mezzo a studenti e varie persone. Ritornai al porto, girai per uffici, chiesi in più parti, ma tutti mi risposero che quel che cercavo era solo nel periodo estivo.  Sembrava come tentare di entrare in un muro di gomma, senza vedere fessure, pertugi, porte, per questo occorreva una chiave, una persona, una guida, qualcuno locale e friendly. In generale tutti i paesi dell’est sono di difficile accesso se non con la guida locale. Così dopo numerosi tentativi senza alcun successo abbandonai la città, giornata inoltrata, mi misi in marcia, cercando di superare Bucharest.  Furono altre tre ore di guida, poi giunto a Bucharest, tentai la “Centuria” , supponevo una pecie di tangenziale. No, la peggior strada che avessi mai fatto.
E’ in gran parte una strada non asfaltata, intorno vi sono magazzini e zone industriali, una fila di camion senza fine, non vi sono veri semafori e la gente si butta negli incroci. Infine passono rotaie con treni senza passaggio a livello, per fare circa 15 km ho impiegato un ora.
E’ un inferno di polvere, operai che saltano da camion, altri  scendono da furgoni, l’unico posto dove vi sono persone che vendono prodotti per la strada, CD, frutta, qualsiasi cosa. Poche macchine schiacciate da una colonna di camion.Uscito da quell’inferno imboccai un altra strada differente verso nord, suggerita da un altro tipo di navigatore. Si saliva, vi erano foreste, la strada classica statale a due corsie.  Sorpassai diversi motel, nella speranza di raggiungere il più possibile vicino al confine, ma sapevo che restava troppo lontano con quel genere di strada. Alla fine, a notte inoltrata, mi fermai ad un motel, erano parcheggiati numerosi camion, vi era la guardia, una piccola trattoria e alcune camere sopra. Nonostante l’aspetto, trattoria da camionisti, arrivava internet con la password. Questo mi stupiva, in un luogo ai margini, isolato. Con 25 Lei mangiai, nulla di eccezionale, e dormii.
L’indomani, bistra,bistra (veloce, veloce) ripresi l’auto nel tentativo di raggiungere Budapest.
Quando attraversai la frontiera, dopo diverse ore, ebbi ancora più forte quella sensazione di liberazione. Al ritorno in Italia e consultando la cartina avevo fatto oltre 4 mila chilometri in auto, andata e ritorno incluso.
Lungo l’autostrada occidentale verso Budapest, ad un area di servizio fui fermato, ebbi una discussione con quello che sembrava una pattuglia di agenti o esattori. Non avevo la Vignette ungherese, pertanto mi comminavano una multa di cinquanta euro e qualcosa.
Successivamente raggiunsi Budapest ed ebbi un serio conflitto col navigatore, mi fece ripetere la strada più volte, infine quello che doveva essere un ostello era veramente penoso, con l’indirizzo errato di una ventina metri, purtroppo quando si è stanchi è terribile.
In questo ostello vi erano personaggi singolari, tipo un orientale, un paio di inglesi e qualcuno del nord europa, putroppo ero esausto. Quasi tutti dormivano in un unica camera con servizi comuni, io ero il privilegiato perchè avevo stanza e letto tutto per me, ad un costo maggiore dell’appartamento pieno di confort che avevo prima nella stessa città. Questo significa che l’equazione soldi e comodità non è vera, sempre. Ritirai gli esami, nulla di significante, poi ripartii per l’Italia.

Non avevo alcuna nostalgia dell’italia, solo alcune cose neccessarie da sistemare. Mi chiedevo spesso e ancora me lo chiedo, ogni posto che visito, se sia il posto dove possa abitare. In questa ricerca,viaggiare, avere le valigie pronte, 
Mi hanno detto spesso "Qui non hai idea del paese corrotto...." , sospiro, poi chiedo "ma è vero che gli Italiani hanno inventato la parola Mafia e il concetto ? Basta aprire la porta di casa! Guardati intorno..." Immagino che ci sarà un po' di corruzione in qualsiasi luogo, ma sono stanco di aprire quella porta e immaginare che anche nell'angolo, qualsiasi cosa debba aver ottenuto favori.
 Sarò uno straniero in ogni luogo, se sapete cosa voglia dire, ma almeno mettiamo una parola fine.



 E' stato un anno interessante, pieno di sconvolgimenti nel mondo come personali, tutti vorrebbero avere il diritto, l'onere, la pubblicità dell'ultimo discorso d'anno, almeno a quanto si racconta nelle cronache del bel paese.Purtroppo i veri bilanci, una sequenza inaudita di chiusure di aziende e conseguenze per migliaia di persone, in quel paese. La mia ammirazione è per quelli che restano, resistono e le loro motivazioni, che sono indubbiamente rispettabili.Buon 2014

sabato, novembre 30, 2013

Vulcanizare, autotrasporto e bistra. (prima parte)

Anonymous - Budapest
Un viaggio programmato da tempo,tornare dopo quattro intensi anni sulla poltrona bianca, sotto i fari, gli atrezzi , per una bocca restaurata o al meno peggio.
Il camice verde, i pantaloni bianchi, il visore trasparente in  plastica, apparenze necessarie, la prospettiva di cure possibili.
Nella brochure come nel sito, tre donne da copertina e pubblicità, il dottore assomigliava a quello della serie Nip & Tuck, quello cinico e don giovanni. Tutte apparenze come si diceva….
Conoscevo e avevo fiducia in quel dottore quarantenne e questo contava più di qualsiasi pubblicità e prezzo ribassato.
Nonostante tutto fosse quasi già conosciuto, città, dottore, percorso, qualcosa d’impalpabile, d’insicurezza, d’ansietà avvertivo ogni giorno che si avvicinava alla partenza. Quella data già rimandata due volte per cause varie nel giro di due mesi.
Forse la lontana memoria del trapano, forse….forse se lo sapessi !
Non sarei qui a scrivere in queste condizioni e a cercare risposte ….
L’incertezza non aveva motivi di esserci, come ripetuto più volte, ma le sensazioni a volte restano tali , a volte sono come premonizioni lanciate dal corpo alla mente, a volte le chiamano intuizioni, spesso hanno un colore nero cupo, spesso fanno paura come le profezie.
A grandi linee, la mia mente tracciava la partenza alle due di pomeriggio, forse sosta notturna in Slovenia o già in Ungheria, poi ….il luogo di sosta per due o tre settimane….nessun indirizzo, solo qualche visita casuale nell’immaginario di internet.
Avrei potuto andare in camper, la casa viaggiante dove vivo, ma il pensiero di affrontare alcune operazioni, inclusa la guida, col dolore in bocca o la debolezza degli antibiotici, infine i costi di alloggio differenti, il tutto, un rischio  che non giustificava l’apparente economia….
Partivo la mattina dalla Romagna dopo aver salutato parenti, così dovevo parcheggiare il camper in un luogo sicuro e non dedito al saccheggio, sembrava tutto facile, ma incontrai la classica tranquillità di pensionati dediti al commercio saltuario, dove le abitudini, i riti, le pause pranzo, gli incontri con gli amici, prevalgono sulle necessità del cliente.
Bisognoso di un servizio, una sorta di mendicante,il cliente, ininfluente, le sue necessità come quelle di tutti, inutili,
Dovetti calmarmi e trattenermi, mentre loro con tutta la calma possibile, in ufficio  facevano la fotocopia, con un dito colpivano la tastiera,le lettere,il codice fiscale, l’email e tutto il resto, con gli occhiali abbassati a metà naso controllavano ciò che il loro programma aveva sfornato da una vecchia stampante ad aghi, mentre rispondevano al telefono, mentre accompagnavano altri clienti fuori dall’ufficio,un prefabbricato.
Era tutta una inesorabile sequenza per farmi perdere tempo, il mio senso di disagio aumentava, mi sentivo in trappola in una baraccopoli di camper e prefabbricati, mentre i signori discutevano dei prossimi viaggi col club.
 Mentre l’ora già segnava l’una, mentre i bagagli dovevo completarli, in un campo, dentro un camper, svaligiare me stesso di cose. L’ansietà in quei minuti era fisica, scegliere il vestiario per due o tre settimane, la tecnologia da portare, le cose da nascondere nel camper, così via. Tutto diverso dalla partenza di casa, dove gli oggetti lasciati, non importa dove, solo ricordarsi di chiudere la porta di casa.
Alla fine l’auto era lì, non so come, l’avevo trasportata, il camper era lì, lo scambio delle borse pronto, il riscatto di ansietà e malessere, pagato.
Accendevo e partivo alle tre e mezza del pomeriggio, gli antefatti sono questi.

Presi la tangenziale, ma questo particolare non ha senso ricordarlo, imboccai l’autostrada per Padova, lunga tutta oltre 90 km, a due corsie, poi dopo Padova verso Venezia. Poi la ricerca dell’ultimo rifornimento di metano F_square1…infine la destinazione Ljubiana.
Pagamenti vari di pedaggi, poi finisce l’autostrada anche se sembra continuare in una superstrada, pochi chilometri dal confine, all’uscita una paletta mi ferma, la polizia stradale. . Un controllo veloce,casuale dei documenti,, nulla e riparto.
La radio al minimo di volume, poi smette il segnale tra le montagne di Fernetti,
Mi accorgo dopo alcuni chilometri di essere in Slovenia dai cartelli dei distributori con sigle e nomi sconosciuti.
E’ già sera, non raggiungerò Budapest, ma forse Ljubiana; sembra che vi sia un distributore automatico di metano, quindi dopo la sosta notturna lo cercherò.
Fino ad allora, il navigatore era al mio fianco come un indicatore di mappa ma non di rotta, silenzioso.
Raggiungo Ljubiana e poi seguo le direzioni verso il centro, noto dei grattacieli, una serie di tangenziali, i prati, le case popolari, poi dopo un semaforo di un grosso incrocio e improvvisamente attraversandolo mi rendo conto che non sono più in periferia, ma per magia, nel centro della città.
I palazzi  sono di anni, schiere di tre, quattro piani, anonimi e grigi, poi vetrine di kebab, pubs, infine quando giro l’angolo sono a fianco del City Hotel,F_square2 (11/Ottobre/2013 ore 7:15 PM) sembra un quattro stelle. Parcheggio dietro una fila di taxi, poi prendo coraggio e affronto la reception, c’e’ un gran movimento nella hall di persone e dei cartelli indicano che sono in corso due conferenze.
Il prezzo è in Euro, tutto è in euro, mi dicono che una singola c’è , con bagno, wi-fi, al modico prezzo di 70 , quando chiedo del parcheggio, diventano 90 !
Rimango sorpreso, il parcheggio costa tanto fuori dall’albergo  e dentro. Il garage è basso, claustrofobico, stretto.
Internet è libero, si trova anche per strada anche se le consessioni non sono buone.
Guardo i cartelli e una conferenza è sulla Psicologia, internazionale, 
Sono in mezzo a psicologi e psichiatri di fama internazionale, d'istinto e ironicamente mi viene da nascondermi, La stanza è spoglia, semplice, armadio letto e tavolo, un TV in alto sospeso. Dopo pochi minuti di scarico di bagagli, esco e vado alla ricerca di un posto per mangiare. 
Mi accorgo di essere capitato in una parte, in un luogo turistico, a parte ciò che il passato ha donato, la chiesa, le mura, il selciato irregolare, il fiume, ci sono le solite catene che rassicurano che tutto il mondo è paese, i vari franchising. Passando in quelle vie, dove i tavoli sono sparsi all'esterno dei locali, studenti e ragazzi in gran quantità. ascolto varie nazionalità, poi loro, gli italiani, coppie che girano e confrontano negozi.
Ceno in un pub. Rientro, dormo e la mattina trovo "la colazione". Una serie di tavoli e buffet dove l'immaginazione mi frena cosa mangiare, assaggiare, cosa non è conveniente mescolare. Il Caffè è un po' diluito ma saporito, i succhi di frutta, gli yougurt, il latte, i cereali, poi si passa sul pesante, salsiccia, uove , etc. 
Non voglio ricordare a quest'ora la colazione, perchè di fatto , l'unico plus di un hotel costoso e non eccezionale. 
Esco dal sottoreaneo parcheggio dell'hotel e seguendo il navigatore, dopo pochi chilometri raggiungo un posto quasi desolato, due pompe distributrici di metano, non vi è nessuno, solo le istruzioni in molteplici lingue. La prima volta che farò da solo metano all'auto, un self service inimaginabile in Italia. Eppure tutto funziona egregiamente,
Alla fine avrò un autonomia di circa 220 km. Così parto in direzione dell'Ungheria, il viaggio per raggiungere il confine non è lungo, circa tre ore, Le autostrade sono semplici e senza particolarità, ne di traffico, ne di guida, Alla frontiera il solito controllo passaporto e poi via verso Budapest. Faccio una sosta in area di servizio,verso le quattro di pomeriggio prima di raggiungere l'area, Poi riparto, l'autostrada si allarga,dopo un centinaio di chilometri, iniziano le segnalazioni per vari paesi, per veri luoghi intermedi, mentre la strada per Budapest Centro e Ovest restano due corsie,.I vari "Kerulet I " etc. come suddivisa l'area.
Ascoltando la radio, a parte la musica, tutto è incomprensibile, come essere un alieno dallo spazio.
Avrei voluto dormire nella barca-hotel di fronte all'IIsola Margherita, ma non era vicino a dove il dottore aveva trasferito lo studio, in ogni modo percorrendo due volte il lungo Danubio, mi fermavo e mi rendevo conto che le barche attraccate erano convertite a pub , ristorante o altro, ma non quello che cercavo. Poi come in un bigliardo, dove le macchine corrono veloci, senza voler essere tamponato e senza sapere dove, mi ritrovavo su in una collina, un quartiere, una zona sperduta, boschi e ville, "Panzio" e di nuovo Panzio" ovvero una specie di pensione , piccolo hotel. Vedevo in basso il brulicare delle luci, i vari ponti, l'aria era un po fredda,era l'11 di ottobre , quello in basso era la città. Mi domandavo se fosse caduta la neve come avrebbero fatto a scendere con le auto da pendenze così ripide.
Alla fine di due ore perse in guida senza sapere dove e come, mi arresi, suonai da uno di questi panzio. Era una villetta bianca con tanto verde e piante, qualcuno avrebbe detto pittoresco, ma in quel momento avevo necessità di un bagno e di un letto, nulla più.
Entrando nel cortile, una luce si accese abbagliante, provai a suonare o bussare e dopo alcuni minuti un signore anziano usci e parlammo un po' in inglese fino a che chiesta la mia nazionalità mi disse alcune parole in italiano. Salendo le scale si vedeva nel seminterrato una specie di ristorante e al piano intermedio il suo locale e ufficio, poi al piano ultimo e superiore tre porte con accessi agli appartamenti., 
Mi diede una stanza che sembrava normale, il sottotetto e la visione da una finestra di mansarda di un pezzo di città in lontananza, Anche il bagno sembrava normale, anche la TV, tutto quanto....
La Tv non si accendeva e nel bagno non arrivava l'acqua calda, mentre fuori pioveva.
Scendevo in giardino, guardavo di nuovo la città, parcheggiavo l'auto e chiedevo dell'acqua calda, dove si fosse smarrita, Lui impeccabile mi assicurò che dovevo girare la manopola ed aspettare, cosa che feci nei due versi per mezz'ora, alla fine rinunciai. Un orrenda notte, pioggia, freddo, scomodità. La mattina si mostrò gentilissimo e offrì la colazione, disse che avrei potuto avere una stanza superba, uno sconto speciale, in quanto italiano etc.
Lo ringraziai e poi scappai, 
Era domenica e poco dopo mi trovai bloccato lungo il fiume per una manifestazione sportiva, poi il ponte bloccato, mentre tentavo di raggiungere lo studio del dottore e determinare un abitazione vicina. Quando arrivai c'era il sole, sembrava un altra giornata, lo studio, il nome corrispondeva sul campanello, ora mi guardavo attorno. 
Dopo circa una mezz'ora trovavo "appartamenti Vivaldi", parlavo con una gentile reception e spiegando e chiedendo mi offri uno studio, cioè un appartamento con camera da letto, angolo cottura, frigorifero, bagno con piccola lavatrice. Connessione cavo in camera e wi-fi al piano terra dove c'era anche un bar. (Fq Vivaldi appartment )
Ero circa a cento metri dal dentista, la soluzione ideale. Parcheggiavo gratuitamente in una strada vicina, all'ingresso di questi appartamenti,. C'era acqua calda in abbondanza e veramente mi sembrava di aver risolto tutti i miei problemi per un paio di settimane.
Il giorno dopo, trepidavo, avrei avuto quella visita. 


Alle nove di mattina suonai il campanello poi dopo alcuni minuti riuscii a trovare lo studio,
la signora Petra mi accolse parlando un perfetto inglese,manager dei clienti "esteri".
Il dottore sorrideva e poi c'era la sua assistente alla poltrona, una ragazza magra, con capelli viola e biondo argentato tipo cyberpunk. Il dottore parlava benissimo inglese ma non voleva, tranne il necessario, così lo ascoltavo in Ungherese, totalmente incomprensibile, poi tradotto nella quasi lingua materna, Al momento di fare i raggi, sparivano tutti e tre dietro una porta.
Poi veniva il prospetto. un elenco telefonico di operazioni da farsi, chiedevo se mi dovevo fermare per un mese, erano momenti di grave incertezza.
-No, assolutamente- confermava il dottore, un paio di settimane, piano I e piano II, Piano I, carie, estrazioni, capsule, corone e via dicendo, il piano due era in un due parti ed erano implantologia con quattro fori. 
Insomma tralascio per il  buongusto, La realtà era che tutti i giorni avrei suonato il campanello, mi sarei sdraiato, sorbito la narcosi locale, i vari trapani, poi sarei tornato massacrato in appartamento. Odio i dentisti per le sofferenze, i travagli, per le paure, per l'insofferenza di chiunque viola la bocca, il gusto del cibo.
Nonostante il luogo,i divertimenti, le potenzialità  tutto mi era quasi precluso a causa di quell'attività.Molte volte era come essere a digiuno e vedere bellissimi ristoranti, questa la sofferenza che provavo. Non potevo mangiare, non potevo bere, quello che volevo.
(posto che ho frequentato spesso http://4sq.com/9u2Rq0 , interessante Humus bar ).


 - prima parte.
(non posso aggiornare il blog come vorrei a causa di due limiti fisici, connessione internet e disponibilitò energia elettrica, essendo mobile)




giovedì, settembre 05, 2013

Италия видели иностранные туристы, vista da stranieri, commenti


- Riporto commento turista-amica visitato Italia la settimana scorsa ( 2 settimane vacanza Riviera)

Незабываемый отпуск в Италии. Две недели - оказалось очень мало! Отдыхала с друзьями на побережье Адриатического моря в местечке под названием Пинарелла ди Червия. Спокойное, малолюдное место. Вдоль побережья, на несколько километром растянулся сосновый парк. Там очень хорошо отдохнуть от палящего солнца, можно кататься на велосипеде. Пляж чистый, море тоже хорошее, но когда волны и после дождя становится мутное. В городке много уютных ресторанчиков. Жили в квартирке, которую сняли в агенстве на 2 недели. Поначалу были шокированы тем, что не оказалось фена и утюга. Ходили лохматые и мятые))) Поняли, что в отпуск надо брать вещи, которые не мнутся! В остальном все вполне прилично было. Побывали в некоторых близлежащих городах, таких как Червия (дорогой курортный город, с дорогими отелями), Чезенатико - красивый портовый городок, большое количество яхт, катеров и лодок. А так же, благодаря нашему другу ездили в Венецию и Сан Марино. Не возможно словами описать красоту этих городов - это можно только прочувствовать. И одного посещения для этого мало. Венеция - это каналы, бесчисленные мостики и мосты, Сан Марино - средневековье.
 
Трудно сказать, что не понравилось. В Пинарелле все было близко - пляж, ресторан, магазин. Хотя если есть желание пошопиться, возникает проблема, так как в Италии все крупные супермаркеты находятся за пределами городов. Во всех прибрежных городах, которых мы были, можно было без проблем купить: купальник, шорты, маички, словом пляжную одежду и инвентарь (игрушки, матрасы), сувениры. О серьезных покупках можно забыть. На посещение такого отдаленного магазина нужно тратить лишнее время и средства (чтобы добраться). Мы в России привыкли, что много можно купить поблизости. У них это по-другому. Практически все итальянцы готовы помочь, если возникли затруднения, или заблудился)) Впечатления от поездки остались только ХОРОШИЕ!


03.09.13







martedì, settembre 03, 2013

Fuori luogo, seguito,..in-sicurezze

Aggiunto come commento al mio ultimo post sui viaggi, c'era l'esperienza "terrificante" di perdere il famoso smartphone, chiave digitale con effetti reali, proverò a descriverne le conseguenze.
Credo che il post scriptum, meritasse un approfondimento, una serie di notizie utili, spero per voi, raccontandovi la mia esperienza, forse, conclusa ieri.

Nelle meraviglie tecnologiche, ora, crescendo mese, dopo mese, in applicazioni (App, funzioni, sensori, interazioni etc.) c'è questo oggetto utilissimo (smartphone) che in tempi remoti era solo una specie di conchiglia con trasmissione radio, una volta con il sistema TACS, anche intercettabile con un comune scanner. Ora, il suo lontano parente, con accesso a internet, si è trasformato, nel tempo, come una segretaria, indispensabile, per esempio:
- mi ricorda i pin delle varie carte di credito e gli accessi in banca;
-mi ricorda le password dei siti;
-mi ricorda gli appuntamenti e tiene lo storico di vari calendari;
-credito dei telefoni, gestione delle SIM
-libero accesso alla posta elettronica, vari indirizzi email
-libero accesso a tutti i social networks
- mi permette di accedere ad altre App secondarie che gestiscono siti web, aggiornando informazioni.
-raccoglie le foto personali e quelle del web 
-accesso ai servizi cloud - il magazzino dati su internet, con documenti più o meno riservati, ma utili
-collegato all'account di Google, permette l'accesso ad una varietà di applicazioni, anche alla carta di credito collegata a Google per gli acquisti, e tutte le sue funzioni.
-Sincronia dati tra il tascabile-mobile e quel mondo semi-immaginario di servers (computers) sorvegliati 24/24, refrigerati, tenuti come oro nelle banche,banche dati.

Infine, ma non per ultimo, la famosa rubrica, dove ci sono sia i telefoni, con dati importantissimi, privacy e storia personale, descriverò ciò che è successo.

Finchè la "segretaria digitale" segue il suo titolare, i dati sono al "sicuro" , in maniera parziale.
L'ipotesi che qualcuno entri nel "google-account" è remota, ma possibile, come ?

a)La cosa più semplice è ricevere un email che sembra in tutto e per tutto uguale a quella del mittente (Google, servizi bancari etc.) che contenga un link di verifica dei vostri dati con una richiesta di aggiornamento, nella distrazione, nel sonno, clikkate, a questo punto vi presenta una copia del "bancomat virtuale" chiedendo nome utente e password, voi ....digitate, e il "ladro" tecnologico, un computer, ha raccolto tutto l'essenziale. La colpa è in parte vostra, non avete controllato l'indirizzo preciso del link, magari era www.mtrxuch.google/int/account ( un esempio!!!) o indirizzo secondario banca. Tale esempio, chiamato "phishing", ha una varietà di modi, fantasie, che è impossibile elencare tutte le caratteristiche.
b) Poi il secondo caso, solo in ordine di sequenza, è un attacco brutale con software, una volta raccolto l'indirizzo email, con "dizionari", provando varie combinazioni ad entrare.In questo caso,entrano in gioco due fattori, la qualità della vostra password, i controlli fatti da Google sul server d'ingresso.
c)Un altro caso, una applicazione o un sito che usate spesso, che chiede di digitare la password di google per permettere all'applicazione di interfacciare e verificare la vostra identità.Sembra tutto normale, vi fidate, poi ci cascate. Al sottoscritto questo è capitato, ma Google ha capito che la richiesta di dati, da parte di un infedele informatico in America, non poteva essere il titolare dell' account, in contemporanea, che viveva a Bologna. 
Infatti, Google (come alcune altre società) controlla la provenienza delle richieste di dati, di accessi al proprio account, al momento, non disponendo della bilocazione umana, non possono avvenire delle richieste da punti geografici distanti; Google avvisa e blocca l'accesso remoto.
In questo caso, uomo avvisato, mezzo salvato, correte al riparo, cambiate la password e sperate che non vi sia stato alcun accesso. Questo mi è accaduto Maggio dell'anno scorso.
Attualmente nessuna applicazione dovrebbe chiedere l'accesso a Google o a certi account, perchè questi giganti hanno introdotto un servizio, "oath-authenticator" (una specie di autenticazione giurata) , che genera delle chiavi nascoste scambiate tra l'applicazione che chiede l'effettiva identità e il servizio-contenitore di Google o altri, per esempio Twitter. Tutto avviene in maniera "trasparente", si è rimandati nella pagine del servizio, che chiede se volete permettere alla nuova applicazione di accedere ai vostri dati.
Il problema è DOPO, l'account di Google o di un servizio simile (Twitter, Facebook etc.) contiene decine, centinaia, di accessi autorizzati da parte di secondarie applicazioni; voi, io, autorizziamo le applicazioni, ma loro hanno la porta d'accesso senza avere la "master password" del servizio principale, Google e compagnia bella.
La cosa è più complicata a descriverla che a farla, ma la premessa era necessaria, sicuramente vi ho annoiato con queste considerazioni di uso quotidiano.
Altri modi di entrare negli account, rubare codici, sono materia di "ingegneria sociale" come venne definito in un famoso libro di un hacker Kevin Mitnik.In pratica, potrebbe anche non essere un informatico, la persona che il giorno dopo ha svuotato il conto in banca ottenendo i codici del conto on-line.Allora quando scrisse il libro, gli smartphones non c'erano, almeno non nella forma di oggi.

Cosa succede quando si perde o viene rubato lo smartphone ?

Domanda da un milione di euro o da poche centinaia di euro, ma comunque il potenziale è esplosivo.
A me è successo 2 volte nel giro di dieci giorni,in terra straniera.
In teoria, con le persone esperte, si può essere rovinati.
La prima volta nel Parco , probabilmente caduto mentre passeggiavo, il Huawei da poco comprato a seguito della rottura dell'originale, conteneva tutte, tutte le informazioni,sincronia con internet e contatti.
Può essere caduto nell'acqua o nel prato, oppure raccolto da un ragazzo, non lo saprò mai; appena resomi conto, ho fatto il classico giro a ritroso, sperando forse che abbaiasse, ma non rispondeva più.
A questo punto ho chiesto agli amici di farmi accedere ad un computer e fare una certa operazione.
Installato vi era androidlost , ricordandomi la password di google speravo di aver disconnesso dall'account di Google e poi di aver cancellato tutto il telefono da remoto. A questo punto, tiravo il fiato, poi verificavo tutto il resto, rubrica, email, siti internet, nulla di anormale.
Un altra cosa intelligente, sarebbe stata cambiare immediatamente password principale (google), purtroppo non trovandomi di fronte al mio computer, non lo potevo fare.
Se la persona, malintenzionata, ipoteticamente, avesse raccolto l'oggetto, era solo una questione di tempo, avrebbe forse, anche dopo,potuto compiere danni collaterali, leggere e-mail, accedere a siti, chi ha fantasia horror, può sbizzarirsi. 
Mentre vi parlo, ho fatto il test, mandato allarme , richiesto la lista di ultime chiamate fatte, poi visualizzato in mappa lo smartphone, ovvio, mi sono fermato quà perchè questo "device" non è perso:
Vi è un altra spiegazione perchè, non è successo nulla, molto semplice, la differenza linguistica, tra i caratteri alfabetici latini e il cirillico; anche questo mi ha salvato.
Ho vissuto senza  smartphone una settimana o poco più, a disagio, non ricevendo dati aggiornati, non potendo consultare, ovvio non potendo telefonare, soprattutto nel momento di maggior bisogno,cambio casa in terra straniera. La segretaria, ho capito, una volta ottenuta, è una sorta di dipendenza, relegare "tutto" il ricordabile alla memoria digitale in tasca. Mi sono sentito "perso" al quadrato,senza mappe consultabili on-line, possibilità di chiamate, tracciabilità; poi ho capito anche che se volevo sentirmi libero, anche questo era necessario.Era una scelta o un'imposizione ?
Si poteva usare il wi-fi della scuola o dei locali, ma con una certa prudenza, non avere una rete propria, quando e come si voleva.
Alla fine, passando e ripassando, ne ho comprato un altro, un Lenovo S720, non commercializzato in Italia, discreto e sorprendente. 
Passato  pochi giorni dall'installazione, sincronizzazione, in un autobus, al momento di partire per visite fuori città, uscito, mi accorgo della sua scomparsa.
Questa volta la situazione era forse peggiore, l'ambiente urbano, non sapere in quale internet caffè e dove,come, agire. Non posso entrare nei dettagli, ma devo ringraziare una persona che mi ha aiutato, permesso l'accesso al computer e ripetere la stessa operazione di pochi giorni prima.
A quel punto, ho deciso di non comprare più smartphone, coprendomi di ridicolo da parte dei conoscenti e amici. 
Tutto risolto ?
Nò.
Scopro pochi giorni fà, che google aveva da poco installato di "default", in maniera automatica, un applicazione sui dispositivi mobili, google.android.apps.enterprise.dmagent (link accorciato).
Scopro che nelle foto backup del telefono c'è una immagine non scattata da me, in un luogo dove non sono stato, in una data in cui non c'ero; il ragazzo che avete visto nel precedente post scriptum, probabile nuovo "proprietario".
Scopro che i miei contatti sono stati violati, cancellati, [MI SCUSO PUBBLICAMENTE SE NON VI POTRO TELEFONARE!] inizio a sospettare che l'account sia ancora "attivo" in qualche modo, infatti dopo l'accesso ai dati di Google, in un paio di pagine particolari,
 https://www.google.com/android/devicemanager e https://www.google.com/settings/account
 questi telefoni avevano avuto accesso a internet, con la possibilità di arrecarmi danni collaterali.
Il problema principale è che certe "sincronizzazioni dati" sono automatiche; se uno possiede cinque smartphones, cancella o modifica un indirizzo o un nome in rubrica, avviene automaticamente in tutti gli altri.
E poi tutti i servizi di messaggistica istantanea ? Whatsapp, Talk, etc.? 
Praticamente si è persa la propria privacy e identità digitale.
A questo punto torna l'opzione, niente smartphone, perchè il rischio è peggiore delle utilità di averlo.
Se posso fare un paragone, "Essendoci ladri o furti di codici di carte di credito, evito la carta di credito!", le similarità sono evidenti, anche se il potenziale danno del furto dello smartphone può essere peggiore.Le carte di credito hanno limiti giornalieri, sms o messaggi di avviso, possibilità di rivalsa, nonostante i milioni di euro di danni, le carte di credito e gli utenti aumentano.

A questo punto restava l'inevitabile e tardiva opzione, cambiare password dell'account di google.(consiglio questa opzione quasi subito alla perdita o furto, oppure dopo aver operato con le nuove opzioni di Google Apps Device Policy; secondo alcuni disponibile solo a utenti business, ma questo va verificato al momento, aggiornamenti continui) .


Potrà sembrare un ipotesi assurda, ma vi assicuro che ogni volta che accade, cambiare password, si va incontro a traversie e dolori, non è la classica operazione da cinque minuti e via....
In alcuni casi, potrebbe durare giorni e mesi, aggiornare tutti i device, tutte le applicazioni, etc.etc.
Sarebbe molto più economico in ordine di tempo e denaro, accordarsi col nuovo possessore del proprio smartphone, per una cifra di rimborso, anche simbolica, disgiungere l'identità dello smartphone, poi lasciare le cose come stanno.In altre parole, dare sottocosto lo smartphone, perchè non è il pezzo, i circuiti e i giochini o i sensori a valere, ma i propri dati personali.

Attualmente, Google da tempo ha ideato il doppio passsaggio o verifica d'identità in due tempi, la propria password e il cellulare (solitamente); un opzione che sembra allungare i tempi, inoltre per le applicazioni esterne che richiedono accesso, una volta, il "google authenticator" , che genera dei codici una volta e permette nuovamente sia ai device (macchine,pc,smartpone) che alle applicazioni di interfacciare con il proprio account, vedi esempio:

 Per l'utente finale, il consumatore d'informazione,  tutte queste operazioni, di fronte alla semplicità di avere tutte le password nel browser, poter accedere da un conto ad un altro, da un account all'altro, da una casella di posta all'altra, le centinaia di siti che chiedono una password, può sembrare d'impazzire o eccessivo.
Nella realtà il procedimento è più semplice, lo dico perchè ieri l'ho fatto e oggi ho proseguito.
C'è chi consiglia Lastpass, keepass, wallet etc. applicazioni e siti che raccolgono tutte le decine e decine di passwords;c'è chi scrive un file testo e poi lo cripta con il nome del gatto o la sua data di nascita, chi lascia tutte le password nel cloud, chi usa la stessa password per tutte, l'umanità è varia ma alla fine i danni possono essere comuni.
Non esiste la soluzione perfetta, mettiamoci il cuore in pace, esistono cose prudenti e ovvie:
mettere il proprio codice fiscale come password, il nome della compagna o della macchina o della moto, è di una tale ovvietà che non bisogna essere degli hacker per tentare e aprire l'account.
Forse una cosa giusta l'ho fatta, non ho lasciato memorizzare al browser (firefox,Chrome,IExplorer o altri) la password di google. A quest'ora non saprei dove sarei!
E' ovvio, che da quache parte, occorre memorizzare  le password, ma con gli stratagemmi opportuni, in modo che non sia ovvio, dove, come, perchè. 
Esistono guide on-line per costruire password (non bisogna ragionare con la mete umana, ma pensare anche al funzionamento della macchina, dei software), utili consigli di sicurezza, non era mia intenzione in questa pagina ne fare un trattato, ne dare consigli, solo raccontare la mia esperienza e farvi riflettere.

Resta aperto il dibattito, i metodi, le sicurezze,le esperienze e chiunque volesse aggiungere consigli specifici è benvenuto.

P.S.
uno dei tanti ottimi articoli in proposito:

E una storia vera:
http://www.androidiani.com/forum/violazione-account-google-e-addebiti-non-autorizzati-tramite-play-store.html

domenica, settembre 01, 2013

Luoghi e commenti fuori dal luogo


 Il 31 Agosto 2013, ma qualsiasi altro anno, invero Sabato, come accaduto quest'anno, giorno di migrazioni, ho visto al rientro, un lungo serpentone metallico nella corsia di marcia opposta.
E' ironico pensare che "tutti" prendano l'autostrada per fare prima, risultando più lenti di tutti ?
Come quando "tutti" decidono la stessa cosa, "andiamo a fare una settimana di vacanze tranquille in riviera, nel posto che andiamo tutti gli anni", dove tutti vanno, a trovare la tranquillità.  Proprio perchè "tutti " insieme, come in un immenso condominio, un immensa fabbrica, gli ombrelloni che non lasciano metri vuoti, risulta quasi impossibile avere "quella tranquillità".
Qualcuno famoso diceva che ripetere le stesse cose aspettando risultati diversi era pazzia.
I numeri, le code, tutto registrato, tutto replicato, ogni anno, non è una novità, eppure viene trattato come un accadimento eccezionale.


 (La vista dell'autostrada da un sito radio, telecamere in diretta.)
Per informazioni recenti, in tempo reale http://www.autostrade.it/autostrade/traffico
dall'oblo di un aereo
Anche in aeroporto, code, file, perchè tutti hanno avuto la stessa idea.



Treno














 In treno, la selezione è maggiore, i villaggi e i turisti occasionali...


 Poi ci sono i "pochi", quelli che non fanno davvero come tutti, si sentono emarginati in Italia,sono guardati e forse giudicati "elite", "stravaganti", "zingari", comunque sia, con sospetto e con domande "Ma come avranno fatto a...?".
Poi, ancora più in là, i casi estremi e unici, finiscono sui giornali,le cronache etc. quindi, c'è sempre chi scrive su di loro.

Non so se appartengo ai "pochi", ma certo non vorrei appartenere ai "tanti" che finiscono  in colonna, in una calda giornata d'agosto, intrappolati in autostrada.
Credo nella collaborazione, internet, il blog, consigli sui siti di viaggio, consigli nelle mappe, forum, tanto altro ancora, possono aiutare a diventare quei "pochi", senza colonne, senza villaggi turistici inesistenti oppure carenti, evitando esperienze spiacevoli precedenti.
Il famoso "passa-parola", in internet da molti anni praticato,pieno di siti, pieno di consigli, esperienze di viaggio....
http://www.camperlife.it/diari-viaggio.html
Ne ho letto alcune di queste esperienze, di solito sono diari scritti come cronache, senza dare molte suggestioni di fantasia, immaginazione, però pieni di utili consigli di viaggio. In internet scrivere in maniera "neutra" aiuta a non far esplodere polemiche, poichè alla fine tutti hanno diritto di pensare come si vuole, non è il caso di insultare qualcuno se il mascarpone al ristorante dallo "Zio", quel giorno, e soltanto quel giorno, sapeva di detersivo...
Non siamo scrittori, non abbiamo in quel momento fantasia, possiamo però dare un servizio utile, non compromesso dalla pubblicità o da interessi di parte.
Attualmente quando fate il "check-in" (siete qui, in quella località o locale) il G+ o Google Map o  Foursquare o altra applicazione simile,chiede  "cosa ne pensi?" , puoi dare stelle, lasciare consiglio, un piccolo aiuto ai pochi o ai tanti, dipende dal vostro punto di vista. 
Prima di entrare nel ristorante, guardo i commenti, in generale, concordo....ma è bello sapere più o meno cosa ci aspetta.
Non è solo esibizionismo o presenzialismo, sapere che ora vi è una colonna di auto in fila, aiuterà il prossimo a cambiare strada. Evitare un sito fraudolento, significa risparmiare soldi e così via...
Sapere che in un paese diroccato nel Ferrarese ci sono opere di un artista famoso, potrebbe essere interessante per un amante dell' arte, un fotografo, oppure un ladro di opere d'arte...i pochi o i tanti, tornano in mente, in ogni modo, condivisione di informazione. Questa utilità dei social network dovrebbe essere già abbastanza provata, esperimentata...al di là del "turista per caso" o del "kilimangiaro" trasmissioni TV, alcune anche website, giornale etc.
Preferisco leggere racconti di viaggio personali, perchè la differenza è che siete voi, non una co-produzione, non uno sponsor, nient'altro che i vostri soldi, le vostre esperienze, i vostri occhi, la vostra penna a descrivere quel viaggio e quei posti che in quel momento erano così.
Un viaggio è necessariamente un investimento, denaro e tempo, in qualche modo, sacrificio, per cui ci si crede, anche andare in Egitto, nel classico village sul mar rosso, chi lo avrebbe fatto se avesse saputo che l'aereo al ritorno avrebbe avuto un atterraggio d'emergenza ?
Il viaggio è rischio, sempre così, altrimenti a casa in pantofole....
Il viaggio è scomodità, imprevisti, sorprese, insomma ...vita.

Il mio invito ai lettori, quindi, di scrivere nel  bene e nel  male, di questi viaggi, per continuare a viaggiare con la mente, anche nella prossimità dell'autunno, nella lingua che vogliono, (ci penserà google traduttore), facendo un servizio utile ai lettori, consigliando luoghi, esperienze.
Pubblicherò nei tempi possibili...sapendo che presto sarò di nuovo in viaggio..

P.S
Insieme a questa bellissima foto, fatta col telefono, ho trovato un altra, di quello che si è appropriato del mio telefono android, con tanto di mappa,data,località....non ha importanza, oramai...sono le sorprese di viaggio, perdere due telefoni android nel giro di pochi giorni.


Più precisa qui....

Se volete sapere come perdervi e ritrovarvi la memoria digitale del telefono ecco qui un articolo interessante:
find-your-lost-android-device-with-android


mercoledì, agosto 28, 2013

Parole e parole, слова

"Su un cuscino bianco, i suoi capelli rossi dispersi, i suoi occhi azzurri mare ora chiusi in un sorriso di sogno, la vecchia abat-jour con la luce gialla illuminava, immaginavo i suoi pensieri, come una lingua straniera che solo parla di piccoli,intensi movimenti disegnati sulle guance,..il luogo,una camera lontana circondata da tappeti e suppellettili, silenziosa, nascosta al mondo come il suo volto.Avrei voluto imparare il suo indirizzo e cercare tante volte quegli occhi cristallini che non mentono, come di bambino, privi di passato e solo ora, presente, presente assoluto. Non importava dove, tante le domande inespresse e senza risposta, ventilavano le mie pulsazioni, perchè,... come fosse accaduto tutto questo, la porta della camera aperta. Entrare nella camera o nel mistero, quando tutto appare senza veli, che contraddizione...
I suoi capelli dispersi sul cuscino e i fari dei suoi occhi chiusi.  Non avevo parole, sentivo la povertà, ma anche se ne avessi avute, in qualsiasi lingua, sarei stato capace di chiedere scusa e vedere la bambola di porcellana con le ciglia degli occhi aprire e chiudere, dire di si, mostrare sorpresa, mentre le sue guance latte luccicavano ? E chi eri tu ? Un sogno o una realtà? Perchè eri trasformata da un velo bianco sull'orizzonte ? Un nuovo inizio ? Per il tempo, tu lo avevi fermato, non sapendo l'ora e il luogo.
La luce tenue, la penombra, ma il suo volto illuminava il buio di tanti mesi, cosa fosse, non lo sapevo, solo sorpresa, non sapevo chi era..cos'era.
Scoperta infantile, stupore, nuovi paesaggi, nuovo pulsare".

Un viaggio non è solo per vedere un presente differente, ma per dimenticare un passato recente.Lenire ferite, cambiare stato e luogo.
"Che cosa fai qui ? Quanto starai qui ? Perchè sei venuto qui ?" Domande consuete in una scuola per stranieri.
-Ah Italianieski Eh.." Ti Berlusconi..."-e ridacchia un altra bambola di porcellana, pensando alle orge e ai festini mondiali, internazionali,....che accostamento, sul volto del malcapitato un barattolo di vernice rossa, cola la vergogna, "lo giuro...non sono Italiano...sono polacco, croato, cecoslovacco...cosa volete che io sia ?".
"Ah gli esercizi! Tutti perfetti ? “Ti italianieski! Berlusconi....Qualcuno,....li ha fatti per te...".
Alas ! La maledizione dell'italiano, non è mai creduto, come un maratoneta, parte in ritardo, con una gamba rotta, senza scarpe,....impossibile arrivare al traguardo, senza trucchi.
Volevo ringraziare, l'ottimo passato premier, per le risa, gli sguardi, che hanno tutte le donne dell'est, quando confessiamo una colpa esistenziale, perchè italiani,perché uomini...Grazie, abbiamo un illustre esempio, un precedente come il peccato originale, non potremo mai più essere noi stessi, buoni o cattivi...abbiamo impresso nel peggio la memoria collettiva di milioni di persone, un bel danno d'immagine, nessuna corte giudiziaria potrà ammendare.
-E perchè sei venuto in questo paese...eh ?- domanda equivoca, ("lo sappiamo che sei italiano...". - leggo i gesti.).
-Daccordo...alla fine, l'ammetto, cercavo la fabbrica delle bambole, ciò che si favoleggia sull'est,...
...vedere per credere, tanto non potete immaginare i volti per strada, le forme, i capelli,non potete immaginare.
Alcune....camminano altere, su tacchi alti, bionde, alte, slanciate, modelle, una bellezza incredibile...perché non le avete mai viste...ma là è normale...." il racconto di un sopravvissuto ad un bombardamento visivo di eccezionale intensità, divenuto cieco al ritorno.
-Ma la fabbrica delle bambole, l'hai trovata? 
-Sò dov'è la passerella, ma ancora resta uno dei tanti misteri, come questo paese, pieno di misteri, dove sia questa fabbrica. Con quello che mangiano dovrebbero essere tutte piene di foruncoli, grasse, rotoli ambulanti, disgustose, piene di vene verdi,pelle zigrinata o piena di cellulosa, insomma dei mostri...Anche questo mistero russo.-.
-E con la lingua ? - 
-Alas ! Oltre a dire buon giorno, buona notte, grazie....ci sarebbero quaderni interi pieni di segni e pianti, disperazione per quella lingua che ha suoni impronunciabili, non posso esprimermi....Ma a volte è tutto buffo,grottesco, suoni con significati opposti!.
Ti Maladiet! “ e vedi il volto della signora maestra sorridente con la testa annuire e il ricevente spaventato, …ma vuol solo dire che sei stato bravo, a margine del quaderno disegna un cerchio con un sorriso che diventa un sole che ride.
Ti Ustala? “ - Boh , non saprei, Ah sì, ecco ricordo...si un po'...allora si risponde “Tciù -Tciù” , un poco , un poco. Che razza di ignorante! Tornare bambino e pronunciare le prime sillabe come nella canzone dei Police, “Da, Da...”.
-Oh Kruda ! - , Nò, non è la carne, ma l'equivalente di Cool mi insegna il collega studente Klass Van Der... qualcosa, olandese al 100%. 
Poi all'ingresso di ogni negozio quel saluto incomprensibile..”sdràvutzie” detto così forte e velocemente che credi di aver rotto una vetrina ed essere il malcapitato.
-Oh Do you....English? Niet....- segue replica incomprensibile e irreferibile, gesto col dito, uscita dal negozio. Forse dovevo girare con un cartello “Non sono Americano, solo turista perso”. 
E poi confondere “bello” con “rosso” perchè i suoni sono simili, non capire i verbi, non capire , alla fine nulla, ma intuire qualcosa. Radici, desinenze, coniugazioni, suoni e suoni, gran orecchio, Oddio, non ce la faccio, troppo difficile!
Non avere paura...gettarsi...provare...leggere tutte le vetrine,...ascoltare e ascoltare, -rabota, rabota- la parola più comune, lavoro, lavoro ...”. 



Un esercizio stimolante di memoria, comprensione, sesto senso , “body language”, quasi trasformato in un “Psychic”, con facoltà paranormali.Comprendo il “gist” ma non so che percentuale alla fine ho davvero capito...mi affido come un non-vedente alla mia guida.
Ma poi quando credi di aver imparato almeno una parola, un tronco in mezzo al mare, ecco scopri per miracolo, che non hai capito nulla, tutto ciò che scrivevi in lettere maiuscole come un semialfabeta, quando lo scrivi corsivo cambia di lettere, per loro questo è normale, ma per uno straniero, è masochismo, è codice segreto, è pazzia pura che si scriva “m” ma si pronuncia “T” e che la “n” potrebbe essere “i” o qualcosa d'altro, …. 
Ma alla fine passeggi per strada, vedi i palazzi, pensi alla difficoltà di costruire, alla fine questi uomini avranno dovuto parlare in una lingua umana ? A loro comprensibile ? Sempre a gesti ? Sempre a suoni mono-sillabi ?
E che dire dei loro, tanti scrittori ? Come facevano ad esprimersi se questa non era un lingua con regole o una lingua del tutto ? Come facevano senza verbi ausiliari ? 
Continuo a camminare, vedere i palazzi e le vie, cerco risposte, capisco che quella città è frutto di un disegno mentale, non di una casualità, come il maestro-guida ha spiegato nella camminata agli studenti. Storia, significati, qualche porta si apre nella mente, di nuovo positivo, poi mi spiegano le cifre, poi le ore, la porta si richiude e capisco di non aver capito nulla.
Sono andato avanti settimane e giorni, nell'alternanza di credere di capire e rendersi conto di non aver capito nulla. 
Circondato a volte da una tale bellezza estetica, nel museo, osservando un quadro e poi la finestra che dava sul fiume, poi la ragazza di passaggio, ho quasi pianto da quanto tutto ciò fosse di inimmaginabile bellezza, fatto per stupire, fatto grande per meravigliare, ma alla fine per rimanere mistero.
Non è un paese per facili e veloci sguardi, per improvvisazioni, passaggi veloci e superficiali sull'acqua,senza memoria. In ogni viaggio vorrei afferrare qualcosa, la mania degli scatti fotografici digitali è il segno di tutti questi turisti, vorrebbero portare a casa un pezzo di museo, un quadro,ma è concesso solo riprese dell'istante, poi dimenticati in dischi, mai stampati, mai guardati di nuovo, dopo l'assalto feroce dei flash.In ogni viaggio vorrei afferrare con la mente qualcosa, un insegnamento, una comprensione maggiore, invece questa volta, ho solo aumentato le domande e la certezza della mia ignoranza e inadeguatezza. 
I loro occhi penetranti celesti, quando farfugliavo in inglese e spiegavo i miei progetti, normali in certi paesi, qui, assurdi, vedevo e ascoltavo i loro respiri, non mi rispondevano, come sfingi, sapendo del mio inesorabile destino. Mi sarei calmato in qualche giorno o settimana, avrei accettato ciò che tutti i nuovi viaggiatori accettano, la resa incondizionata e l'affidamento ad una guida.In fondo come un ingenuo, volevo partire in treno, poi in autobus,vedere, girare, solo nell'esplorazione, senza capire la loro lingua, perso, perso nei documentari e perso nella realtà, il mio destino. Un altra storia e cultura, solo in apparenza Europea, solo apparenza. In totale ignoranza credevo che dal punto A al punto B ci fosse un treno oppure un autobus, non era così, era solo uno dei tanti misteri, incognite. Forse per tutto questo, affascina ancora di più, ciò che non si comprende, ciò che rimane un mistero, una matrioska. 
Poi al rientro, le solite domande, il viaggio, il rientro, poi la voce familiare imperativa, “Rientra nella realtà!” , non un invito, ma come alla dogana, la dichiarazione del passaggio ad un altro stato. Anche se avessi visto cose assurde, non immaginate, logiche differenti, tutto quel che si può dire, contraddire, una certezza: anche quella era 
una realtà”.