mercoledì, agosto 28, 2013

Parole e parole, слова

"Su un cuscino bianco, i suoi capelli rossi dispersi, i suoi occhi azzurri mare ora chiusi in un sorriso di sogno, la vecchia abat-jour con la luce gialla illuminava, immaginavo i suoi pensieri, come una lingua straniera che solo parla di piccoli,intensi movimenti disegnati sulle guance,..il luogo,una camera lontana circondata da tappeti e suppellettili, silenziosa, nascosta al mondo come il suo volto.Avrei voluto imparare il suo indirizzo e cercare tante volte quegli occhi cristallini che non mentono, come di bambino, privi di passato e solo ora, presente, presente assoluto. Non importava dove, tante le domande inespresse e senza risposta, ventilavano le mie pulsazioni, perchè,... come fosse accaduto tutto questo, la porta della camera aperta. Entrare nella camera o nel mistero, quando tutto appare senza veli, che contraddizione...
I suoi capelli dispersi sul cuscino e i fari dei suoi occhi chiusi.  Non avevo parole, sentivo la povertà, ma anche se ne avessi avute, in qualsiasi lingua, sarei stato capace di chiedere scusa e vedere la bambola di porcellana con le ciglia degli occhi aprire e chiudere, dire di si, mostrare sorpresa, mentre le sue guance latte luccicavano ? E chi eri tu ? Un sogno o una realtà? Perchè eri trasformata da un velo bianco sull'orizzonte ? Un nuovo inizio ? Per il tempo, tu lo avevi fermato, non sapendo l'ora e il luogo.
La luce tenue, la penombra, ma il suo volto illuminava il buio di tanti mesi, cosa fosse, non lo sapevo, solo sorpresa, non sapevo chi era..cos'era.
Scoperta infantile, stupore, nuovi paesaggi, nuovo pulsare".

Un viaggio non è solo per vedere un presente differente, ma per dimenticare un passato recente.Lenire ferite, cambiare stato e luogo.
"Che cosa fai qui ? Quanto starai qui ? Perchè sei venuto qui ?" Domande consuete in una scuola per stranieri.
-Ah Italianieski Eh.." Ti Berlusconi..."-e ridacchia un altra bambola di porcellana, pensando alle orge e ai festini mondiali, internazionali,....che accostamento, sul volto del malcapitato un barattolo di vernice rossa, cola la vergogna, "lo giuro...non sono Italiano...sono polacco, croato, cecoslovacco...cosa volete che io sia ?".
"Ah gli esercizi! Tutti perfetti ? “Ti italianieski! Berlusconi....Qualcuno,....li ha fatti per te...".
Alas ! La maledizione dell'italiano, non è mai creduto, come un maratoneta, parte in ritardo, con una gamba rotta, senza scarpe,....impossibile arrivare al traguardo, senza trucchi.
Volevo ringraziare, l'ottimo passato premier, per le risa, gli sguardi, che hanno tutte le donne dell'est, quando confessiamo una colpa esistenziale, perchè italiani,perché uomini...Grazie, abbiamo un illustre esempio, un precedente come il peccato originale, non potremo mai più essere noi stessi, buoni o cattivi...abbiamo impresso nel peggio la memoria collettiva di milioni di persone, un bel danno d'immagine, nessuna corte giudiziaria potrà ammendare.
-E perchè sei venuto in questo paese...eh ?- domanda equivoca, ("lo sappiamo che sei italiano...". - leggo i gesti.).
-Daccordo...alla fine, l'ammetto, cercavo la fabbrica delle bambole, ciò che si favoleggia sull'est,...
...vedere per credere, tanto non potete immaginare i volti per strada, le forme, i capelli,non potete immaginare.
Alcune....camminano altere, su tacchi alti, bionde, alte, slanciate, modelle, una bellezza incredibile...perché non le avete mai viste...ma là è normale...." il racconto di un sopravvissuto ad un bombardamento visivo di eccezionale intensità, divenuto cieco al ritorno.
-Ma la fabbrica delle bambole, l'hai trovata? 
-Sò dov'è la passerella, ma ancora resta uno dei tanti misteri, come questo paese, pieno di misteri, dove sia questa fabbrica. Con quello che mangiano dovrebbero essere tutte piene di foruncoli, grasse, rotoli ambulanti, disgustose, piene di vene verdi,pelle zigrinata o piena di cellulosa, insomma dei mostri...Anche questo mistero russo.-.
-E con la lingua ? - 
-Alas ! Oltre a dire buon giorno, buona notte, grazie....ci sarebbero quaderni interi pieni di segni e pianti, disperazione per quella lingua che ha suoni impronunciabili, non posso esprimermi....Ma a volte è tutto buffo,grottesco, suoni con significati opposti!.
Ti Maladiet! “ e vedi il volto della signora maestra sorridente con la testa annuire e il ricevente spaventato, …ma vuol solo dire che sei stato bravo, a margine del quaderno disegna un cerchio con un sorriso che diventa un sole che ride.
Ti Ustala? “ - Boh , non saprei, Ah sì, ecco ricordo...si un po'...allora si risponde “Tciù -Tciù” , un poco , un poco. Che razza di ignorante! Tornare bambino e pronunciare le prime sillabe come nella canzone dei Police, “Da, Da...”.
-Oh Kruda ! - , Nò, non è la carne, ma l'equivalente di Cool mi insegna il collega studente Klass Van Der... qualcosa, olandese al 100%. 
Poi all'ingresso di ogni negozio quel saluto incomprensibile..”sdràvutzie” detto così forte e velocemente che credi di aver rotto una vetrina ed essere il malcapitato.
-Oh Do you....English? Niet....- segue replica incomprensibile e irreferibile, gesto col dito, uscita dal negozio. Forse dovevo girare con un cartello “Non sono Americano, solo turista perso”. 
E poi confondere “bello” con “rosso” perchè i suoni sono simili, non capire i verbi, non capire , alla fine nulla, ma intuire qualcosa. Radici, desinenze, coniugazioni, suoni e suoni, gran orecchio, Oddio, non ce la faccio, troppo difficile!
Non avere paura...gettarsi...provare...leggere tutte le vetrine,...ascoltare e ascoltare, -rabota, rabota- la parola più comune, lavoro, lavoro ...”. 



Un esercizio stimolante di memoria, comprensione, sesto senso , “body language”, quasi trasformato in un “Psychic”, con facoltà paranormali.Comprendo il “gist” ma non so che percentuale alla fine ho davvero capito...mi affido come un non-vedente alla mia guida.
Ma poi quando credi di aver imparato almeno una parola, un tronco in mezzo al mare, ecco scopri per miracolo, che non hai capito nulla, tutto ciò che scrivevi in lettere maiuscole come un semialfabeta, quando lo scrivi corsivo cambia di lettere, per loro questo è normale, ma per uno straniero, è masochismo, è codice segreto, è pazzia pura che si scriva “m” ma si pronuncia “T” e che la “n” potrebbe essere “i” o qualcosa d'altro, …. 
Ma alla fine passeggi per strada, vedi i palazzi, pensi alla difficoltà di costruire, alla fine questi uomini avranno dovuto parlare in una lingua umana ? A loro comprensibile ? Sempre a gesti ? Sempre a suoni mono-sillabi ?
E che dire dei loro, tanti scrittori ? Come facevano ad esprimersi se questa non era un lingua con regole o una lingua del tutto ? Come facevano senza verbi ausiliari ? 
Continuo a camminare, vedere i palazzi e le vie, cerco risposte, capisco che quella città è frutto di un disegno mentale, non di una casualità, come il maestro-guida ha spiegato nella camminata agli studenti. Storia, significati, qualche porta si apre nella mente, di nuovo positivo, poi mi spiegano le cifre, poi le ore, la porta si richiude e capisco di non aver capito nulla.
Sono andato avanti settimane e giorni, nell'alternanza di credere di capire e rendersi conto di non aver capito nulla. 
Circondato a volte da una tale bellezza estetica, nel museo, osservando un quadro e poi la finestra che dava sul fiume, poi la ragazza di passaggio, ho quasi pianto da quanto tutto ciò fosse di inimmaginabile bellezza, fatto per stupire, fatto grande per meravigliare, ma alla fine per rimanere mistero.
Non è un paese per facili e veloci sguardi, per improvvisazioni, passaggi veloci e superficiali sull'acqua,senza memoria. In ogni viaggio vorrei afferrare qualcosa, la mania degli scatti fotografici digitali è il segno di tutti questi turisti, vorrebbero portare a casa un pezzo di museo, un quadro,ma è concesso solo riprese dell'istante, poi dimenticati in dischi, mai stampati, mai guardati di nuovo, dopo l'assalto feroce dei flash.In ogni viaggio vorrei afferrare con la mente qualcosa, un insegnamento, una comprensione maggiore, invece questa volta, ho solo aumentato le domande e la certezza della mia ignoranza e inadeguatezza. 
I loro occhi penetranti celesti, quando farfugliavo in inglese e spiegavo i miei progetti, normali in certi paesi, qui, assurdi, vedevo e ascoltavo i loro respiri, non mi rispondevano, come sfingi, sapendo del mio inesorabile destino. Mi sarei calmato in qualche giorno o settimana, avrei accettato ciò che tutti i nuovi viaggiatori accettano, la resa incondizionata e l'affidamento ad una guida.In fondo come un ingenuo, volevo partire in treno, poi in autobus,vedere, girare, solo nell'esplorazione, senza capire la loro lingua, perso, perso nei documentari e perso nella realtà, il mio destino. Un altra storia e cultura, solo in apparenza Europea, solo apparenza. In totale ignoranza credevo che dal punto A al punto B ci fosse un treno oppure un autobus, non era così, era solo uno dei tanti misteri, incognite. Forse per tutto questo, affascina ancora di più, ciò che non si comprende, ciò che rimane un mistero, una matrioska. 
Poi al rientro, le solite domande, il viaggio, il rientro, poi la voce familiare imperativa, “Rientra nella realtà!” , non un invito, ma come alla dogana, la dichiarazione del passaggio ad un altro stato. Anche se avessi visto cose assurde, non immaginate, logiche differenti, tutto quel che si può dire, contraddire, una certezza: anche quella era 
una realtà”.

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