sabato, marzo 30, 2013

il mio miglior nemico è anche mio amico

Dopo mesi di crisi, anche emozionale, (non stà bene "piangersi addosso" ,ovvero compatirsi), di eventi sfavorevoli, oppure per usare una parola di antiquato sentore di sacrestia, di"sofferenze", mi ero logorato, insieme ad una crescente paranoia.
Vedevo ancora in quel giorno di fine estate, in un'aula, le risa di una donna che mi annunciava la mia destinazione finale" come una beffa a lungo premeditata, oppure come il giusto giudizio punitivo divino, un dio terrificante , Poi nell'isolamento, in quell'aula, nello stesso istante, sentivo rimbombare altre risa ed altri volti, tutti con l'indice puntato, senza sapere perchè ero arrivato a quel punto di condanna e di non-ritorno.
Gli effetti erano quotidiani, mancanza di respiro, visioni orrende di risa di schermo,attacchi di panico, l'impossibilità d'agire, un ambiente chiuso di menti e di spazi, una sensazione di lunga agonia.
Il mio nemico era lì, tutte le mattine, ad augurarmi la peggior fine ed ad osservare in uno specchio circonflesso, come quelli stradali, i volti deformati degli zombi che mi dicevano che non ero normale.
Il mio nemico mi ha fatto dubitare di tutto e di tutti,insultato, ridicolizzato, umiliato, esasperato.Il mio nemico era большой (bolscioi, grande, grande...) , come tutti i nemici con tante facce, un unico fine, la sconfitta.
Fino ad un punto, la rottura, vivere contraddizioni fino alla rottura. 

Circa un anno fà, avevo avuto una sorta di illuminazione da cui tante azioni erano seguite,
il noto "Conosci te stesso" di Socrate. 
Finche restava speculazione, filosofia, parole, non prendeva vita la stessa parola.
 Questo accade tutti i giorni, scontri o incontri di menti, di mondi lontani, non è scritto in nessuna carta e manuale d'istruzione, nessun regolamento, i conflitti di persone e aziende sono nel campo del non detto e non scritto.Quel che appare non è e viceversa.
"Tu pensi troppo!" E' proprio vero, dalle pagine di un blog affido qualche lezione imparata personalmente, perchè agli altri non interessa, tranne quando capita anche a loro.
"L'uomo nel posto e momento sbagliato, è normale...quanti ce ne sono?", sì è un paese rassegnato e l'atmosfera della crisi c'era già prima della crisi e forse è concausa alla crisi.

Che distanza c'è tra l'ufficio operato con macchine obsolete, procedure antiche, regolamenti da anni sessanta e l'internet delle conferenze via webinar, lettori di QR Code, chat room di start-up ?
Che distanza c'è tra le campagne ferraresi e la city ? Che distanza c'è tra un funzionario che è diventato tale dopo ...e uno che ha lavorato in tre paesi d'Europa e viaggiato ?
Che distanza c'è tra il vedere un reticolato simile ad un campo di prigionia e le strade di una metropoli per anni ? 
Tutto questo sono mondi che si scontrano, orrizzonti diversi, desideri diversi, idee, storie.
Se è vero che geneticamente siamo diversi, lo è anche la nostra storia, la nostra alimentazione, infine anche il nostro Io.
Il mondo intero, un universo, in pochi metri, tutto il resto fuori non conta, questo è l'ossessione che loro, senza alcuna creatività, intelligenza, trasmettono ai vicini, una lunga interminabile ossessione che chiamano lavoro, perchè unidimensionali.
Alla fine ho guardato al mio nemico, non potevo che provarne brividi e ribrezzo, ma poi anche pena e una specie di comprensione. Tutta la sua vita è rinchiusa lì dentro.Il mio nemico non è una persona, è un sistema dove l'onestà, l'umanità, la comprensione, la creatività, non hanno spazio.
Laddove io non voglio entrare e restare.Io respiro morte ogni giorno, la dentro, come gli attacchi di panico.
Vogliono che credi che in quanto diverso da loro, sei pazzo o handicappato, alla fine se accetti, sei tollerato come un mentecatto, ma non possono toglierti l'io.

Quante volte gli "amici", "parenti" hanno ferito esattamente come il nemico ?
Allora ho scoperto che pur non accettando nulla di tutto ciò, la presenza del nemico
senza volerlo, non intenzionalmente,anche l'incomprensibile, l'irrazionale, in un modo misterioso, forse concorre al bene...Scatena scelte estreme, ricerca di soluzioni, crisi e indipendenza.
Il nemico fa scoprire ogni giorno i punti deboli, le insofferenze, le sconfitte...
Non riesco a combattere l'imbecillità, non riesco...mi sottraggo, ma qui non c'è via d'uscita...
Così semplicemente sparirò....

(scritto alcuni giorni fà)

Domani si celebra Pasqua, nel primo significato, era festa di liberazione dalla schiavitù,
possa ogni schiavo, trovare la sua liberazione.Auguri


 

sabato, marzo 23, 2013

A cento all'ora...scontro

A cento all'ora...

Nelle nostre memorie d'infanzia e di adolescenza, la velocità aveva un numero magico,
raggiungerlo sembrava la pienezza e la maggiore età, i ciclomotori per 14enni sfioravano la metà, soltanto varie elaborazioni (marmitta, cilindro) aumentavano la velocità.
Se ci fate caso, ciò che è nell'immaginazione  dei bambini, lo è anche nelle lingue, cento :
cent francese,catalano
hundred inglese
hundert tedesco
εκατό (deriva ecatombe)
sto (dal ceco,slovacco polacco) stessa pronuncia del
сто russo e macedone, sloveno, serbo,ucraino,bulgaro, bielorusso
etc.etc.

In dieci ore a cento chilometri all'ora si percorrono mille chilometri, una distanza notevole
per esempio Milano Lecce sono 1032 km, google maps indica in 9 ore di viaggio, ma credo sia solo in teoria.
La velocità misura anche la produttività e quindi anche la redditività. Non è un caso che un trader internazionale abbia fatto posare un cavo sottomarino dedicato per ottenere i dati delle borse europee con alcuni secondi risparmiati, velocità, battendo la concorrenza.
Tutte le macchine, le innovazioni, hanno aumentato la velocità della produzione, soltanto qualche volta, gli utenti hanno invocato il ritorno ai processi manuali, in attesa che il calcolatore, il portatile con lo schermo bloccato, (crash del sistema) ritornasse a interagire con l'utente. Così anche le persone smettono d'interagire quando non funziona più il loro sistema, si parla di crisi di panico, di stato catatonico,di blocco motorio, di pazzia, di non normalità.
Sappiamo anche che i corpi che aumentano velocità, "aumentano" massa e peso, dalle lezioni di scuola guida e da esperienza diretta, lo spazio d'arresto aumenta e quindi le probabilità di scontro aumentano.
A cento all'ora si rischia la vita, non è certo una velocità tipica delle competizioni sportive, ma è anche vero che i limiti di velocità in città ed extraurbano sono inferiori.
Forse non capirete le mie scelte, forse saranno irrazionali, forse è troppo lungo da spiegare,ma la velocità degli eventi e accadimenti travolgono vite e storie. Quello che vedo io, non pretendo sia quello che vedono altri, le scelte sono davvero soggettive.
Così tra un mese circa, non sarò più in questa casa, sarò in un "arca", mobile, per sfuggire a cento chilometri all'ora, al controllo di meg@azienda e...
Una piccola festa prima di abbandonare questo luogo...

 p.s. 24/3/13 molto contento della festa, le persone a cui tengo quasi tutte sono venute,è una gioia poter dare e far gioire gli altri; grazie di cuore, molto cibo è rimasto, ma c'è il replay domani...ovvero domenica 24 , grazie a tutti voi, un abbraccio.
















domenica, marzo 17, 2013

una canzone per una tenzone

Una canzone,...ecco il testo, da riflettere....

Via, via, vieni via di qui
niente più ti lega a questi luoghi,
neanche questi fiori azzurri...
via, via, neanche questo tempo grigio
pieno di musiche
e di uomini che ti sono piaciuti...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful,
good luck my babe,
it's wonderful, it's wonderful, it's wonderful,
I dream of you...
chips, chips, du-du-du-du-du

Via, via, vieni via con me,
entra in questo amore buio,
non perderti per niente al mondo...
via, via, non perderti per niente al mondo

lo spettacolo d'arte varia
di uno innamorato di te...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful...

Via, via, vieni via con me,
entra in questo amore buio,
pieno di uomini...
via, entra e fatti un bagno caldo,
c'è un accappatoio azzurro,
fuori piove un mondo freddo...
It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful...

di Paolo Conte

sabato, marzo 16, 2013

passo dopo passo... mobile

15/3/13

 Oggi un altro passo, diventando sempre più mobile, acquisendo la mobilità desiderata. Molto spesso la società impone la mobilità come una situazione d'instabilita e svantaggio, una terribile sensazione d'insicurezza. Poi ad un certo punto è l'individuo a scegliere la mobilità ed ha aspetti positivi, se per scelta personale; poter avere l'ufficio ovunque e scrivere (come al momento sto facendo), ricevere, inviare documenti  oppure il domicilio e sfuggire ad un indirizzo fisico perenne. Ogni giorno costruisco un pezzo del mondo che vorrei opposto al LORO, forse un giorno i due mondi non potranno piu coesistere, le due identità, i due doveri, le routine e la creatività, uno dei due mondi soccomberà per la loro natura opposta.Al momento mi è concesso solo sfuggire temporaneamente, purtroppo LORO sono ovunque, oggi di ritorno dall'altro mondo, da un finestrino d'autobus ho visto immobile e pietrificato quell'edificio, in automatico, una senzazione sgradevole di pre-panico alla vista del quartiere generale di meg@zienda. Subito occhiali scuri poi sciarpa fino al naso, bavero alzato, testa bassa, mp3 acceso per isolarmi, come un fuggiasco.L'attacco di panico l'ho sfiorato solo con la vicinanza all'ossessione di quel marchio o logo di fabbrica, poi concentrandomi sulla musica, le ruote sono avanzate, la vista è scomparsa e il respiro tornato. Passo dopo passo verso l'uscita, resistere, mantenere la calma e lavorare tanto per se stessi, per l'alternativa, ogni giorno.Studiare una nuova lingua, fare corsi, pianificare, contatti esterni, progettare, viaggiare, tutto concorre per quella liberazione, ogni giorno, un passo.



















mercoledì, marzo 13, 2013

13.3.13 una data

Personalmente una data da ricordare, previsto qualcosa ? Nulla.
Arrivo prima delle 7.00 la solita montagna da ordinare nello spazio vuoto, i soliti, unici, attacchi di panico, però la certezza di arrivare a casa per le 3;30 o le 16, forse...
...c'è sempre un forse.
Alle 10, dopo cinque ore, come prendere un aperitivo, chiamare il capo del personale di meg@zienda e sentirsi dire...."gli accordi nel suo caso non sono più come prima, da Roma mi hanno detto che per una questione legale....ma nel prossimo mese, uscirà un altro accordo, stanno trattando. deve aspettare...".
Il sangue si gela nelle vene, un urlo, tutto intorno la realtà si deforma, i piani, i progetti vanno in frantumi.
Ma forse gli uomini d'onore mantengono la parola data, dicono che sono nella criminalità organizzata, quest'azienda non ha mai mantenuto la "sua parola data", poi da chi ? Il soggetto, chi è ? Un burocrate anonimo che vive a Roma oppure in un capoluogo o in provincia ?
Chi ? Ha un nome e un cognome ? Nò.

C'è chi si suicida perchè non ha un lavoro, chi pensa di farlo perchè non è sopportabile
entrambi sentono che non hanno scampo, vie d'uscite, accettabili.
E' facile creare stress non dando mai informazioni certe, cambiando sempre lavoro, carichi di lavoro, aree di lavoro, creando conflitti tra colleghi, cercando di denigrare indirettamente e dicendo che in fondo lo stipendio è sempre rubato, chiedendo sempre straordinari mai pagati e sotto completa responsabilità altrui.
E' facile criticare in continuazione, è facile tutto quanto, quando non lo si fà mai di persona,.

Così le uniche persone che stimo, le uniche persone delle quali posso avere un barlume di fiducia, sono quelle due persone che mi aspettano alla macchina per tornare a casa,
quelle due persone che fanno la stessa identica cosa, riescono a mantenere un integrità, tranquillità nei momenti difficili.
Non hanno mostrine, non hanno gradi, non sono autorità, ma agli occhi di qualcuno davvero autorevoli, i compagni di viaggio, gli unici di cui ti puoi fidare.
Sono gli stessi che si svegliano alle 5;30 e tornano ogni giorno dopo quaranta chilometri e dopo aver viaggiato in mezzo alle campagne.
Solo loro possono parlare, gli altri davvero non sanno nulla, anche se lavorano per quella famigerata cosa ma con mansioni diverse e in posti diversi.

In meg@zienda come nella criminalità,organizzata  non ci si può licenziare, bisogna seguire i loro desideri, i loro cambi, le loro imposizioni, e quando tutto questo è intollerabile,
che cosa si fà ?
Fanno chiaramente capire che sei un numero e una cosa, di tutto il resto, non gliene può fregare di meno. Così pure dei clienti, anche se a parole, forse sarete importanti.
Che cosa volete ? Il mio sangue ? Dopo aver ucciso il mio tempo ?
Ho ammesso tutto, vi ho chiesto e detto che firmo qualsiasi cosa, mi sono sbagliato a chiedervi tempo addietro un lavoro che presumevo normale, ma avete spedito in un campo di lavoro, mi avete fatto lavorare 10-14 ore, che cosa volete ? Il mio sangue ?

Lo sapete vero che sparirò ? Non lascero traccia, cambierò anche la mia identità e vi cancellerò dalla mia memoria, voi siete un offesa.
Lascerò casa e nazione, di la voi non potete andarci.
Certo non vi dico ne la data ne l'ora, vi accorgerete solo di un numero che manca..
Delirio.






Oggi

Senza respiro dalle 6 am alle 21;20 pm rientro definitivo a casa. In mezzo giornata no, tipica,  partenza prima delle sei, arrivo prima delle sette, "assurdo" fino alle 16;48, partenza, rientro alle 18;15 , 20 min ricerca parcheggio, uscita 18;40 e rientro 21:20. A letto alle 11.00 "ripeti fino alla pensione" ...
Decine di attacchi di panico, perso fisicamente in zone sconosciute e di conseguenza mentalmente perso. Per che cosa?

venerdì, marzo 08, 2013

Double vision, l'apparenza e l'ambiguità d'ogni cosa

Cronaca;
28 Febbraio 1 Marzo Venerdi (a casa per ferie) chiama la segretaria; "Lunedì vai a P.R. capito ?"
"Scusi, dov'è ?"
"Chiedi a qualcuno dei ragazzi come arrivarci..."
"Va bene".
Segue telefonata con uno dei ragazzi:
"Cosa ? Ti mandano quà? Ma tu sei uno dei superfortunati! Hai fatto 13 ! Pensa che è tutto interno, era di una che è andata in pensione...Non c'è davvero niente da fare...".
Dall'altra parte l'ascoltatore è pronto già con la capsula di antidolorifico, sa già che non sarà così.

Lunedì 4 Marzo, viaggio in auto, strada lineare in mezzo ad aree industriali, capannoni, poi campagna, poi case diroccate, poi dopo un ora di viaggio , il paese, circondato e fasciato da barriere di plastica arancioni, zone delimitate e pericolanti. La chiesa inagibile, i singoli container con la chiesa,  la banca, il bar cinese.

Una strana sensazione, si fa avanti. L'ufficio, un microufficio, tutto in miniatura.
Poi sale l'ansia, è normale, ogni volta che si cambia destinazione, lavoro, l'ansia.
Poi rientro.
Secondo giorno, Marzo 5 Martedì.
Fino alle 10:30 quasi tutto normale, il cielo è plumbeo, un senso di soffocamento si avvicina, tutto è grigio e buio, fuori dal vetro la griglia arancione e l'area sigillata, la torre dell'orologio ferma dal giorno del terremoto.
Dentro tutto inizia a vibrare, il respiro manca, ...ed ecco il panico.
Quella cosa di fronte grigia, orrenda, le sue lame, di fronte, immobile, poi vibra, la testa gira,
la disperazione. Non c'è nessuno e non si sa come uscire, non ci sono rumori, non ci sono vie di fuga, è tutto insonorizzato, telecamere a circuito chiuso.
Un esplosione come acqua salmastra nel cervello, un grido, poi tutto si sdoppia, i rettangoli sono tanti, la fine è vicina.
O io, o questo "lavoro", scegli....una voce interiore, forte, assoluta.
Il conflitto di sempre, le alternative, le alternative ? Cosa sono?
O vivere o morire, o restare se stessi o impazzire.
A fatica, tremando, prende il telefono, - Basta, ho un attacco, ...per favore, lascio, sto male, firmo...-.
Dall'altra parte una voce di donna, il filo le trasmette il panico, sa che qualcosa sta accadendo, ma non vede.
Non vede i doppi riquadri, la griglia arancione che si liquefa, l'orologio che è fermo da un anno, i container, le zone rosse, dove tutti si conoscono per nome e sanno che cosa fanno,chi sono i genitori e i figli.
Poi si parte, la zavorra di venti chili in spalla, il respiro affannoso si attenua, la fatica, la santa fatica,
calma....
Dividi et impera, anche chi lo subisce, fa la stessa identica cosa; dividi, dividi, taglia, lo sforzo diventa sempre più piccolo, non vedi la giornata, le ore, ma solo i minuti, non pensi a nulla, mentre la mente impazzisce, vede i campanili doppi, i numeri rovesciati.
Non importa, non sa più leggere e scrivere, le firme sono scarabocchi, i nomi dei segni geroglifici.
Le doppie visioni.
L'aria è più dolce, si respira , si cammina, si respira.Un altro giorno, lungo, lungo, senza mangiare, senza riposare, ma poi si conclude, nel tragitto di rientro, un altra ora e mezza, traffico ed ostacoli.
Altro giorno, 6, nuovo panico, nuovo lavoro, nuovi incarichi.
Poi la telefonata. -Si allora, mi dica, davvero intende lasciare ?...Daccordo, allora Martedi prossimo alle cinque l'aspetto per firmare".
Un sollievo, c'è la fila per firmare. Mobbing, malessere, distaccamenti, trasferimenti, un intera società al collasso che apparentemente sembra normale...
Chi ha vinto e chi ha perso ?
Quanti soldi o incentivi, prenderà il directora M.P. ? E' un lavoro duro fare del mobbing, può solo rendere tanto...fatto da una scrivania, osservando gli operai lavorare e cercando le vie traverse per rendere insopportabile ciò che è semplice, una grossa fatica.
Dopo undici anni, dopo promesse e contratti, che storia è ? Tutta italiana.
In Italia, chiamano "risorse umane" anche quelli che vogliono espellere;
In America, Inghilterra e altri paesi civili, motivano le risorse umane per generare guadagni aziendali.
In Italia, chiamano su raccomandazione, parentela, amicizie, affiliazione politica etc.
All'estero, no.
In Italia, non conta il tuo passato, le competenze ,esperienze,conta chi conosci.
All'estero, no.
In Italia non hanno interesse che lavori bene, ma che tu sia costretto.
All'estero, no.
In Italia non puoi divertirti lavorando, devi solo soffrire, altrimenti non lavori.
All'estero divertendoti lavori meglio e produci di più.
In Italia, normalmente pensi chi sarà e perchè mi vuole "fottere" ?
All'estero pensi, sarà un opportunità ?
In Italia il cliente è un rompiballe che serve solo per i soldi che ha,
All'estero il cliente è una risorsa per l'azienda e va curata.
In Italia l'orologio significa la fine del lavoro e della sofferenza,
All'estero il metro della produttività.
In Italia i colleghi sono dei rivali pettegoli,
All'estero chiamano i colleghi un team o una squadra di collaboratori.
In Italia si investe per chiudere aziende,ridurre costi,demotivare il personale.
All'estero per motivare personale.

Potrei continuare,forse questi sono alcuni motivi perchè le motivazioni e di conseguenza la produttività in Italia  scende nelle classifiche economiche ma devo andare a cena, l'intera cosa è durata 6 mesi di malessere, dolore,rabbia, ma poi...
Un caloroso saluto, "con  vibrante soddisfazione", dal profondo del cuore, vaffa a tutta la meg@zienda!

P.S.
"Ma ci riescono tutti!" come disse qualcuno,così sarebbe una  sconfitta ? 
E' curioso che tutti quelli che non hanno mai fatto quel lavoro, con quelle situazioni,  siano capaci di dispensare consigli mentre quelli che l'hanno fatto sanno esattamente di che cosa e capiscono il disagio.Normalmente, gestire un lavoro in emergenza quotidiana, sempre nuova, sembra che causi stress.
Un lavoro non è una lotta quotidiana tra uno o più burocrati e dipendenti e un solo, disperso,dipendente.
L'azienda ha tuttora un solo obiettivo, licenziare, o meglio, l'auto-licenziamento.
Conclusione,  i metodi, le tecniche di svantaggio,  l'emergenze quotidiane, le chiamate nei posti diversi, la rotazione,,tutta la precarietà, il terremoto continuo , l'incertezza continua,la mancanza di informazioni, responsabilità, il "pressing psicologico",l'aumento dei carichi lavorativi, lo stress continuo, di riunioni inutili e il procrastinare gli orari di lavoro a tempi indefiniti, (non pagati) hanno fatto il resto, cioè rendere il lavoro più stupido e banale di questo mondo, portare pizze o preservativi usati come "il lavoro" più difficile e stressante.
Solo una mente perversa riesce a rendere complicato e stressante ciò che è banale, ma il fine è sempre quello, licenziare, tagliare costi, dismettere le attività e incassare nel breve periodo soldi, per poi perderli nel lungo periodo.
Forse chi ha  amicizie sindacali o burocrati o altro, sicuramente resta nell'isola dei "protetti", dove tutti aspettano lo stipendio fine mese e continuano a ringraziare la buona stella, stando a testa bassa, senza fiatare, perchè "tengo famiglia". Oggi il vantaggio del ricatto reddittuale è la possibilità dopo 25 anni di servizio di un dipendente di sbatterlo a 160 km di distanza senza curarsi minimamente degli effetti, oppure di altri trasferimenti,(testimone, non per sentito dire) pena, il licenziamento..
E' una lezione morale, per la sopravvivenza occorrono appoggi, l'onestà, il voler lavorare, le altre qualità non contano, almeno nella nuova-vecchia Italia meritocratica.L'Italia dei "professori " s'intende. .
Avere solo un obiettivo, di un lavoro "normale", senza appoggi di padrini, amici etc. orario di lavoro rispettato, no mobbing e basta,è una visione perdente, pertanto se non è stato possibile, non è una sconfitta.Sono e resto uno scarto del sistema (di questo sistema), senza piangersi addosso, ma con lo stigma addosso della visione di quelli che dall'alto del loro posto fisso guardano in basso ai "senza".
Non è più un mio problema, loro devono giustificarsi, per continuare.
Mi spiace per alcuni, non intendo "fare il disoccupato" di professione , tante amenità del genere,tutto questo veleno, ci sarebbero enciclopedie di luoghi comuni da scrivere, ascoltato per anni e mesi, ora mi carica solamente.Dopo tante esperienze e sofferenze personali, posso solo trarre un grande profitto. Come diceva qualcuno, il veleno che non uccide, rafforza, mi carica, tanto. .

Non sono nato in una grotta in Calabria e perchè "mi paghi" (il burocrate dipendente dell'azienda) puo fare di me tutto quello che vuole. Anche se non ci sono più sindacati e diritti,  "Non funziona così", caro signor M.P.
Non è una sconfitta, anzi, un giorno, vi dovrò pure ringraziare per le nuove opportunità che si sono aperte.

Aggiornamento su Meg@zienda
Reclame o reclamo scritto in data 9/Marzo/2013


Sono titolare del conto corrente n. 10######, ho effettuato un bonifico verso vs ufficio di #### il 28/12/12, come da istruzioni, ancora non mi è stato accreditato nel mio conto dopo precedente fax di sollecito, ed un ulteriore oggi in data 9/3/2013.
La cifra era di 200 euro inoltrata dal mio conto fi## (tempo 2 gg lavorativi per l'accredito) CRO Bonifico 454370#### . Se volete che denunci tale situazione ad associazione consumatori, G.D.F o volete che chiuda il conto corrente, non avete che da confermarlo via email al sottoscritto.
Un bonifico in Italia non impiega più di una settimana, diversamente i soldi sono stati "distratti" (rubati).
Inoltre, ho fatto richiesta accredito stipendio, circa un mese fà, oggi ho richiesto conferma al vs ufficio e non mi hanno potuto confermare perchè inoltrato da altra filiale; i computer servono a qualcosa ? Se non fosse ancora attiva, cancello anche questa funzione, prima di estinguere il  conto.
Se non ci sono i mezzi adeguati per gestire un conto online, oppure le procedure non sono via computer,  è sufficente confermare , ho avuto diversi conti online e anche un tempo all'estero, inutile dire, non ho mai trovato tanti disservizi come nel vostro caso.
 Il call center è inutilizzabile perchè ho atteso in media oltre 1 ora, pertanto vi ho rinunciato.
Anche oggi ho presentato un sollecito all'ufficio dove il conto è stato acceso, Via ####i, #####.
Se potete fare qualcosa, vi ringrazio, se non si può fare nulla , procedo in tempi rapidi all'estinzione del conto ed ad un reclamo su social network, associazioni consumatori e via dicendo, oltre che ad una denuncia all'autorità giudiziaria.
Due mesi e 10 giorni per l'accredito di un bonifico, sono tempi da terzo mondo oppure da distrazione di fondi.

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Chissà quando, come, risponderà meg@zienda ? E' importante ? E' una questione di principio quando vi sono centinaia di migliaia di conti ? Nella massa non ha importanza, qualche errore si può fare, diranno. Intanto della vita dei consumatori, clienti, dipendenti o quant'altro, che cosa importa ?

Segue saluto standard del Blog:

Un caloroso saluto, "con  vibrante soddisfazione", dal profondo del cuore, vaffa a tutta la meg@zienda!



domenica, marzo 03, 2013

Settembre 1969 Aprile 2013

Ricordi, tanti ricordi, le date indicano naturalmente i tempi, il desiderio di stabilità, fermare il tempo, le sicurezze, illusioni,anche se la terra si muove!
Così inutile fermare il tempo, il tempo di lasciare, cambiare, il prima e il dopo.

Un invito riservato ad amici e conoscenti , per favore, confermare presenza via e-mail,
bevande, cibo, sono in proporzione, grazie !

Pagina plus.google dedicata 

Perchè dopo tanti anni si lascia casa ?
Crisi economica, costi altissimi, carenza di reddito, sfratto ? Banche?
Forse perchè inseguiti da un ente, una struttura, un organizzazione malvagia, odiosa, repellente, invasiva chiamata meg@zienda ?


Mi ricorda molto un film, nel sottotitolo "Non puoi sfuggire, loro ti osservano",
chi ha visto quel film sa come la paranoia di essere controllati,intercettati,spiati ovunque progressivamente,ad ogni sequenza, un potere invasivo e restrittivo della libertà simile  a meg@zienda.Il gigante buono è un falso mito, una sua azione devasta la vita di migliaia di persone, chi non ha subito azioni simili ?
Forse nella vita è necessario avere un nemico, anche quando non lo si cerca, non lo si vuole e il desiderio maggiore sarebbe una vita tranquilla, ordinaria, ma loro , in quanto nemici, non lo permettono.
Amici e nemici, amore e odio, grandi cariche d'energia, sfociate in rivoluzioni o rivolte,dove i diritti dimenticati, per un attimo hanno voce. 
Odiare i sopprusi e le ingiustizie è più forte di me.Certo la consapevolezza che al gigante buono non si può far nulla di male, non deve spingere alla passività, ma alla vera intelligenza del sistema,usare più intelligenza del pachiderma, per sopravvivere e costruire alternative di sopravvivenza, di uscita.Perchè alla fine c'è solo l'azione non violenta dell'uscita e del boicottaggio, la dimostrazione che non possono sopprimere le vite degli altri.
Già essere arrivati alla consapevolezza che loro vogliono solo "fottere" (scusate il linguaggio) il piccolo, è la prima arma di difesa.
Ogni giorno costruisco un tassello, ogni momento so che mi avvicino alla liberazione, allora la vita ha un significato completamente diverso, molto più grande del loro infliggere dolore e disperazione.Io non credo alle loro parole,ai loro inganni, dentro la mia mente non entrano, presto saranno completamente fuori dalla mia vita. 
I veri bastardi non sono i figli di padri ignoti, sono le menti ignote
anonime, non firmano direttive, ma rendono la vita difficile ai sudditi, ai dipendenti, con tanti ricatti e regolamenti, godendosi lo spettacolo
di istruttori di animali.Giocano ad essere Dio, ma non lo sono.

Nel caso qualcuno avesse dimenticato ecco un bel video: