sabato, novembre 30, 2013

Vulcanizare, autotrasporto e bistra. (prima parte)

Anonymous - Budapest
Un viaggio programmato da tempo,tornare dopo quattro intensi anni sulla poltrona bianca, sotto i fari, gli atrezzi , per una bocca restaurata o al meno peggio.
Il camice verde, i pantaloni bianchi, il visore trasparente in  plastica, apparenze necessarie, la prospettiva di cure possibili.
Nella brochure come nel sito, tre donne da copertina e pubblicità, il dottore assomigliava a quello della serie Nip & Tuck, quello cinico e don giovanni. Tutte apparenze come si diceva….
Conoscevo e avevo fiducia in quel dottore quarantenne e questo contava più di qualsiasi pubblicità e prezzo ribassato.
Nonostante tutto fosse quasi già conosciuto, città, dottore, percorso, qualcosa d’impalpabile, d’insicurezza, d’ansietà avvertivo ogni giorno che si avvicinava alla partenza. Quella data già rimandata due volte per cause varie nel giro di due mesi.
Forse la lontana memoria del trapano, forse….forse se lo sapessi !
Non sarei qui a scrivere in queste condizioni e a cercare risposte ….
L’incertezza non aveva motivi di esserci, come ripetuto più volte, ma le sensazioni a volte restano tali , a volte sono come premonizioni lanciate dal corpo alla mente, a volte le chiamano intuizioni, spesso hanno un colore nero cupo, spesso fanno paura come le profezie.
A grandi linee, la mia mente tracciava la partenza alle due di pomeriggio, forse sosta notturna in Slovenia o già in Ungheria, poi ….il luogo di sosta per due o tre settimane….nessun indirizzo, solo qualche visita casuale nell’immaginario di internet.
Avrei potuto andare in camper, la casa viaggiante dove vivo, ma il pensiero di affrontare alcune operazioni, inclusa la guida, col dolore in bocca o la debolezza degli antibiotici, infine i costi di alloggio differenti, il tutto, un rischio  che non giustificava l’apparente economia….
Partivo la mattina dalla Romagna dopo aver salutato parenti, così dovevo parcheggiare il camper in un luogo sicuro e non dedito al saccheggio, sembrava tutto facile, ma incontrai la classica tranquillità di pensionati dediti al commercio saltuario, dove le abitudini, i riti, le pause pranzo, gli incontri con gli amici, prevalgono sulle necessità del cliente.
Bisognoso di un servizio, una sorta di mendicante,il cliente, ininfluente, le sue necessità come quelle di tutti, inutili,
Dovetti calmarmi e trattenermi, mentre loro con tutta la calma possibile, in ufficio  facevano la fotocopia, con un dito colpivano la tastiera,le lettere,il codice fiscale, l’email e tutto il resto, con gli occhiali abbassati a metà naso controllavano ciò che il loro programma aveva sfornato da una vecchia stampante ad aghi, mentre rispondevano al telefono, mentre accompagnavano altri clienti fuori dall’ufficio,un prefabbricato.
Era tutta una inesorabile sequenza per farmi perdere tempo, il mio senso di disagio aumentava, mi sentivo in trappola in una baraccopoli di camper e prefabbricati, mentre i signori discutevano dei prossimi viaggi col club.
 Mentre l’ora già segnava l’una, mentre i bagagli dovevo completarli, in un campo, dentro un camper, svaligiare me stesso di cose. L’ansietà in quei minuti era fisica, scegliere il vestiario per due o tre settimane, la tecnologia da portare, le cose da nascondere nel camper, così via. Tutto diverso dalla partenza di casa, dove gli oggetti lasciati, non importa dove, solo ricordarsi di chiudere la porta di casa.
Alla fine l’auto era lì, non so come, l’avevo trasportata, il camper era lì, lo scambio delle borse pronto, il riscatto di ansietà e malessere, pagato.
Accendevo e partivo alle tre e mezza del pomeriggio, gli antefatti sono questi.

Presi la tangenziale, ma questo particolare non ha senso ricordarlo, imboccai l’autostrada per Padova, lunga tutta oltre 90 km, a due corsie, poi dopo Padova verso Venezia. Poi la ricerca dell’ultimo rifornimento di metano F_square1…infine la destinazione Ljubiana.
Pagamenti vari di pedaggi, poi finisce l’autostrada anche se sembra continuare in una superstrada, pochi chilometri dal confine, all’uscita una paletta mi ferma, la polizia stradale. . Un controllo veloce,casuale dei documenti,, nulla e riparto.
La radio al minimo di volume, poi smette il segnale tra le montagne di Fernetti,
Mi accorgo dopo alcuni chilometri di essere in Slovenia dai cartelli dei distributori con sigle e nomi sconosciuti.
E’ già sera, non raggiungerò Budapest, ma forse Ljubiana; sembra che vi sia un distributore automatico di metano, quindi dopo la sosta notturna lo cercherò.
Fino ad allora, il navigatore era al mio fianco come un indicatore di mappa ma non di rotta, silenzioso.
Raggiungo Ljubiana e poi seguo le direzioni verso il centro, noto dei grattacieli, una serie di tangenziali, i prati, le case popolari, poi dopo un semaforo di un grosso incrocio e improvvisamente attraversandolo mi rendo conto che non sono più in periferia, ma per magia, nel centro della città.
I palazzi  sono di anni, schiere di tre, quattro piani, anonimi e grigi, poi vetrine di kebab, pubs, infine quando giro l’angolo sono a fianco del City Hotel,F_square2 (11/Ottobre/2013 ore 7:15 PM) sembra un quattro stelle. Parcheggio dietro una fila di taxi, poi prendo coraggio e affronto la reception, c’e’ un gran movimento nella hall di persone e dei cartelli indicano che sono in corso due conferenze.
Il prezzo è in Euro, tutto è in euro, mi dicono che una singola c’è , con bagno, wi-fi, al modico prezzo di 70 , quando chiedo del parcheggio, diventano 90 !
Rimango sorpreso, il parcheggio costa tanto fuori dall’albergo  e dentro. Il garage è basso, claustrofobico, stretto.
Internet è libero, si trova anche per strada anche se le consessioni non sono buone.
Guardo i cartelli e una conferenza è sulla Psicologia, internazionale, 
Sono in mezzo a psicologi e psichiatri di fama internazionale, d'istinto e ironicamente mi viene da nascondermi, La stanza è spoglia, semplice, armadio letto e tavolo, un TV in alto sospeso. Dopo pochi minuti di scarico di bagagli, esco e vado alla ricerca di un posto per mangiare. 
Mi accorgo di essere capitato in una parte, in un luogo turistico, a parte ciò che il passato ha donato, la chiesa, le mura, il selciato irregolare, il fiume, ci sono le solite catene che rassicurano che tutto il mondo è paese, i vari franchising. Passando in quelle vie, dove i tavoli sono sparsi all'esterno dei locali, studenti e ragazzi in gran quantità. ascolto varie nazionalità, poi loro, gli italiani, coppie che girano e confrontano negozi.
Ceno in un pub. Rientro, dormo e la mattina trovo "la colazione". Una serie di tavoli e buffet dove l'immaginazione mi frena cosa mangiare, assaggiare, cosa non è conveniente mescolare. Il Caffè è un po' diluito ma saporito, i succhi di frutta, gli yougurt, il latte, i cereali, poi si passa sul pesante, salsiccia, uove , etc. 
Non voglio ricordare a quest'ora la colazione, perchè di fatto , l'unico plus di un hotel costoso e non eccezionale. 
Esco dal sottoreaneo parcheggio dell'hotel e seguendo il navigatore, dopo pochi chilometri raggiungo un posto quasi desolato, due pompe distributrici di metano, non vi è nessuno, solo le istruzioni in molteplici lingue. La prima volta che farò da solo metano all'auto, un self service inimaginabile in Italia. Eppure tutto funziona egregiamente,
Alla fine avrò un autonomia di circa 220 km. Così parto in direzione dell'Ungheria, il viaggio per raggiungere il confine non è lungo, circa tre ore, Le autostrade sono semplici e senza particolarità, ne di traffico, ne di guida, Alla frontiera il solito controllo passaporto e poi via verso Budapest. Faccio una sosta in area di servizio,verso le quattro di pomeriggio prima di raggiungere l'area, Poi riparto, l'autostrada si allarga,dopo un centinaio di chilometri, iniziano le segnalazioni per vari paesi, per veri luoghi intermedi, mentre la strada per Budapest Centro e Ovest restano due corsie,.I vari "Kerulet I " etc. come suddivisa l'area.
Ascoltando la radio, a parte la musica, tutto è incomprensibile, come essere un alieno dallo spazio.
Avrei voluto dormire nella barca-hotel di fronte all'IIsola Margherita, ma non era vicino a dove il dottore aveva trasferito lo studio, in ogni modo percorrendo due volte il lungo Danubio, mi fermavo e mi rendevo conto che le barche attraccate erano convertite a pub , ristorante o altro, ma non quello che cercavo. Poi come in un bigliardo, dove le macchine corrono veloci, senza voler essere tamponato e senza sapere dove, mi ritrovavo su in una collina, un quartiere, una zona sperduta, boschi e ville, "Panzio" e di nuovo Panzio" ovvero una specie di pensione , piccolo hotel. Vedevo in basso il brulicare delle luci, i vari ponti, l'aria era un po fredda,era l'11 di ottobre , quello in basso era la città. Mi domandavo se fosse caduta la neve come avrebbero fatto a scendere con le auto da pendenze così ripide.
Alla fine di due ore perse in guida senza sapere dove e come, mi arresi, suonai da uno di questi panzio. Era una villetta bianca con tanto verde e piante, qualcuno avrebbe detto pittoresco, ma in quel momento avevo necessità di un bagno e di un letto, nulla più.
Entrando nel cortile, una luce si accese abbagliante, provai a suonare o bussare e dopo alcuni minuti un signore anziano usci e parlammo un po' in inglese fino a che chiesta la mia nazionalità mi disse alcune parole in italiano. Salendo le scale si vedeva nel seminterrato una specie di ristorante e al piano intermedio il suo locale e ufficio, poi al piano ultimo e superiore tre porte con accessi agli appartamenti., 
Mi diede una stanza che sembrava normale, il sottotetto e la visione da una finestra di mansarda di un pezzo di città in lontananza, Anche il bagno sembrava normale, anche la TV, tutto quanto....
La Tv non si accendeva e nel bagno non arrivava l'acqua calda, mentre fuori pioveva.
Scendevo in giardino, guardavo di nuovo la città, parcheggiavo l'auto e chiedevo dell'acqua calda, dove si fosse smarrita, Lui impeccabile mi assicurò che dovevo girare la manopola ed aspettare, cosa che feci nei due versi per mezz'ora, alla fine rinunciai. Un orrenda notte, pioggia, freddo, scomodità. La mattina si mostrò gentilissimo e offrì la colazione, disse che avrei potuto avere una stanza superba, uno sconto speciale, in quanto italiano etc.
Lo ringraziai e poi scappai, 
Era domenica e poco dopo mi trovai bloccato lungo il fiume per una manifestazione sportiva, poi il ponte bloccato, mentre tentavo di raggiungere lo studio del dottore e determinare un abitazione vicina. Quando arrivai c'era il sole, sembrava un altra giornata, lo studio, il nome corrispondeva sul campanello, ora mi guardavo attorno. 
Dopo circa una mezz'ora trovavo "appartamenti Vivaldi", parlavo con una gentile reception e spiegando e chiedendo mi offri uno studio, cioè un appartamento con camera da letto, angolo cottura, frigorifero, bagno con piccola lavatrice. Connessione cavo in camera e wi-fi al piano terra dove c'era anche un bar. (Fq Vivaldi appartment )
Ero circa a cento metri dal dentista, la soluzione ideale. Parcheggiavo gratuitamente in una strada vicina, all'ingresso di questi appartamenti,. C'era acqua calda in abbondanza e veramente mi sembrava di aver risolto tutti i miei problemi per un paio di settimane.
Il giorno dopo, trepidavo, avrei avuto quella visita. 


Alle nove di mattina suonai il campanello poi dopo alcuni minuti riuscii a trovare lo studio,
la signora Petra mi accolse parlando un perfetto inglese,manager dei clienti "esteri".
Il dottore sorrideva e poi c'era la sua assistente alla poltrona, una ragazza magra, con capelli viola e biondo argentato tipo cyberpunk. Il dottore parlava benissimo inglese ma non voleva, tranne il necessario, così lo ascoltavo in Ungherese, totalmente incomprensibile, poi tradotto nella quasi lingua materna, Al momento di fare i raggi, sparivano tutti e tre dietro una porta.
Poi veniva il prospetto. un elenco telefonico di operazioni da farsi, chiedevo se mi dovevo fermare per un mese, erano momenti di grave incertezza.
-No, assolutamente- confermava il dottore, un paio di settimane, piano I e piano II, Piano I, carie, estrazioni, capsule, corone e via dicendo, il piano due era in un due parti ed erano implantologia con quattro fori. 
Insomma tralascio per il  buongusto, La realtà era che tutti i giorni avrei suonato il campanello, mi sarei sdraiato, sorbito la narcosi locale, i vari trapani, poi sarei tornato massacrato in appartamento. Odio i dentisti per le sofferenze, i travagli, per le paure, per l'insofferenza di chiunque viola la bocca, il gusto del cibo.
Nonostante il luogo,i divertimenti, le potenzialità  tutto mi era quasi precluso a causa di quell'attività.Molte volte era come essere a digiuno e vedere bellissimi ristoranti, questa la sofferenza che provavo. Non potevo mangiare, non potevo bere, quello che volevo.
(posto che ho frequentato spesso http://4sq.com/9u2Rq0 , interessante Humus bar ).


 - prima parte.
(non posso aggiornare il blog come vorrei a causa di due limiti fisici, connessione internet e disponibilitò energia elettrica, essendo mobile)




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