domenica, febbraio 17, 2013

Under election.no time (scusa devo andare a casa)

N.B.
Il blog ha ricevuto una lettera da un assiduo lettore e resta neutrale di fronte a fatti, circostanze,non verificabili, pubblica tale lettera per rispetto della libertà d'espressione,  aggiungendo che qualsiasi riferimento a persone, aziende, gruppi,citazioni,  è puramente casuale.


Caro Blog,                                                    Venerdì 15/2/13

Anche in questo giorno m'è caro, col sapore e l'anticipazione del giorno di riposo, alle luci dell'alba, in un sonno convulso, chiamato anche incubo,  il direktora gridava chiedendomi perchè non avessi consegnato l'ultimo pacco in una zona remota, cercando di ricordare dove e quando, la sveglia telefonica irrompeva  lasciandomi l'angoscia della domanda senza risposta, il dubbio, il rimorso di coscienza di non aver completato il dovere, un'ottimo viatico per una nuova giornata.
Appartengo alla setta dei reincarnati, sono alla mia dodicesima reincarnazione,quasi terminale, per colpe precedenti e passate, dal conclave della megastruttura, mi hanno assegnato in una zona remota, dove scontare le pene e le sofferenze previste.
La setta segreta, dimenticata dai media, conta molti milioni di membri, in tanti sottogruppi, eccezioni, accezioni, specialità,mansioni, ogni tre,sei,nove mesi avviene una metamorfosi di stato, a volte termina in vacatio (trad. in bol. "in vacca") sine die (trad. in bol. "senza data").
Nell'era della disoccupazione obbligatoria, in attesa della fine del debito con meg@azienda, proseguivo il ciclo delle reincarnazioni,quel giorno, sereno, lungo la strada andando al luogo di pena, affrontavo con il solito entusiasmo il dovere quotidiano.
Prendendo servizio, strisciavo la banda magnetica e il codice a barra col numero di matricola, attraverso cavi, reti, ponti radio,veniva trasmesso al supremo controllore di Roma, sede di tutte le sedie.
Un giorno come tutti gli altri, i robot si muovevano lungo le striscie gialle. Prima osservazione: "Non hai le scarpe!", ore 7:15 Impallidiva, come dire ad un bagnante, sei nudo, non si vedevono i piedi, ma comode scarpe da ginnastica. Per seguire la pena occorreva mettersi speciali scarpe, alte, impermeabili, non traspiranti, bloccanti la caviglia e la punta, provocando fastidio e dolore, ma la giustificazione era "per la tua e la nostra sicurezza", come ai bambini si mettevano le scarpe ortopediche.
Poi mi raggiungeva la caposala, "firma qui!", "che cosa?" " che hai fatto il corso A09/22 sulle smart APF modalità consegna", incredulo, "cosa ? Quando mai?", "L'altro ieri, quando il direktora ha spiegato la storia dei nuovi pacchi", incredulo, "ma cosa ha spiegato? Io non c'ero", "ma tu firma lo stesso...". Se firmi, sarai responsabile di cose che non sai, non hai capito e sarà un altro ottimo motivo per punirti...voce della coscienza.
Mi mettevo alla postazione a lavorare i prodotti, a portare le casse, poi a prendere il sacro terminale connettivo con la centrale, dove ogni intelligenza remota sorvegliava l'andamento del lavoro in ambiente controllato.
Homo, il suo nome, fuori produzione da cinque anni, con sistema operativo umorale, visore piccolo,interprete di codici a barre, chiedeva la password, cosa che regolarmente dimenticava, la parola segreta.
Gridavo allora : "Qual'è e la parola segreta? " in coro gli rispondevano Alex002, il vicino,tutti avevano lo stesso terminale, la stessa password segreta, ma personale, misteri di meg@zienda. Però sei responsabile,voce della coscienza.
Iniziava il lungo calvario, "come sarà oggi Homo? Sarà felice che c'è il sole, mi farà fare il login oppure si rifiuterà e la colpa sarà sempre mia?" Mentre aspettava ed un circolo multicolore ipnotizzava l'operatore in attesa, l'orologio girava nella sua folle corsa.
Ma la rete, la grande madre, non c'era...l'antenna non copriva il capannone e cosi i tanti robot giravano cercando il segnale con in mano il terminale come andassero a caccia di farfalle, "Eccolo qui il segnale!" e si inginocchiavano in un angolo in attesa che espletasse le sue funzioni di riconoscimento,caricasse il sistema, le procedure e si potesse iniziare a lavorare.
Poi la password scadeva, naturalemente dopo tre tentativi si bloccava, dovevi aspettare mezz'ora, la colpa era dell'operatore che doveva immaginare, senza alcun segnale o warning dallo schermo che la password era scaduta e salivi di un livello di maturazione maggiore, uno step forward, un passo avanti nel pro-cesso.
Poi quel giorno chiusero la finestra, l'interfaccia dove i preziosi venivano consegnati alle mani impure degli operatori,per non essere disturbati,problemi col sistema centrale, in altre parole, non funzionava niente e i robot-dipendenti dovevano attendere per lavorare.

Così il direktora in persona disse solenne:"Ascoltatemi !" pausa, "ci sono problemi, ..uscite lo stesso...solo chi verrà chiamato ritira i preziosi...".
"Ah i preziosi, i giochi Polentoni!" ecco cosa dovevo consegnare...
Tutti partirono per le varie destinazioni, caricando,caricando, il sole già all'orizzonte.
Nella corsa, la sequenza dei numeri, il percorso, i cambi di marcia, gli stop improvvisi, una sosta di tre minuti per tranciare un quadrato di pizza, poi di corsa lungo strade sterrate, animali selvaggi, acquitrini ghiacciati, capannoni in disuso, case diroccate dal terremoto, fienili, sempre a corriere.
Infine il dolce rientro di venerdi, pregustando la libertà, l'assenza di tutto quel mondo assurdo.
Rientravo, carico di casse vuote, nulla d'aspettarsi....Invece, invece, "aspettati sempre l'imprevisto!" quarantacinque minuti prima della campanella, come un bravo monello.
"Il direktora ti vuole è urgente !", la frase che non vorresti mai ascoltare.... Allora il sogno era vero! Sì, ricordo esattamente come l'incubo e la realtà erano identici, un brivido, una profezia?
Mentre salivo i gradi alti,sulla porta c'era scritto il motto del direktora "Mors tua,vita mea" , in una lingua straniera e noi poveri ignoranti non capivamo. Egli stava immobile concentrato con lo sguardo fisso, non si capiva, se era ebete o ebbro, oppure in entrambi gli stati,poi un cenno, era al telefono, minuti e minuti, dieci, quindici, altro giro, poi richiamato "Si vieni...Ecco questo..." sollievo, un modulo vacatio,da correggere come sempre.
Poi guardando l'orologio ed approssimandosi la fine agitava un foglio, "Questo oggi andava consegnato! Quindi ORA esci".Dieci minuti prima della fine....impossibile andare e tornare in dieci minuti.
"Come?" " Sì l'ho detto a tutti, fai come tutti gli altri, parti e vai a consegnarlo...".
"Ma è quasi l' ora di chiusura, fra dieci minuti scade il mio orario, non riesco a consegnarlo...Mi accompagna poi lei in città? Come ci arrivo da qui ?", nessun mezzo pubblico nel raggio di cinque chilometri, corriera ogni ora dal centro per un altra ora di viaggio.
"Eh no caro! Non mi interessa, tu esci e lo consegni, questa  roba elettorale, scotta! Se arriva un ispezione, non posso proteggerti!E l'ispezione arriva! E poi come mai questo mazzetto qui non è stato consegnato ?"
"Non c'è l'ubicazione, come faccio? " "Sei qui da diversi mesi, dovresti conoscere tutto e tutti!".
"Va bene, scriva, scriva la nota...ma io non posso uscire e fare 5 km per portare questo foglio fuori orario lavoro!".
Lo schiavo osava ribellarsi ! " Inaudito! Non riconoscente!
"Chiama le guardie faccia da schiaffi, se ci riesci! Chiama pure i gendarmi! Fai la nota di servizio! Mettimi a casa, se ci riesci...." pensiero stupendo, (pensiero stupendo, nasce un poco strisciando... )testi_canzoni_patty_pravo_pensiero_stupendo. Un positivo confronto tra mente-catti.
La campagna elettorale, uno stampato con nome e cognome, la faccia di Pierilluso che prometteva un Italia migliore e già realizzava il peggiore per quelli che trasportavano il suo messaggio a destinazione....
Poi un grande amico, arrabbiato nero, veniva in soccorso, laddove il confronto deficente non aveva soluzione, prometteva di portare l'illustre,personale messaggio del segretario  con il mezzo privato, naturalmente, fuori dall'orario di lavoro, non retribuito, con costi personali.
Erano centinaia i foglietti di Pierilluso, consegnati uno ad uno, solo uno era rimasto in postazione, ma per quell'oltraggio alle regole, nessuna tolleranza, il direktora, mostrava la faccia severa di meg@zienda. L'azienda degli italiani, il deposito dei raccomandati dei partiti, dei sindacati, dei parenti,degli amici e dei conoscenti, la centrifuga dei temporanei,un universo a sé, il collettore degli esuberi di altre amministrazioni, il fondo senza fine dei depositi monetari, il magazzino della tecnologia scaduta.
Aveva atteso gli ultimi dieci minuti per comunicare l'inadempienza allo schiavo, tornare a casa dopo nove ore che si era lasciato casa, non era un dovere, ma una concessione occasionale.Gli schiavi non hanno orari, solo doveri, inadempienze, viltà.

Una canzone dall' mp3 acceso mi accompagnava, per calmarmi, non ne capivo il senso, in fondo uno schiavo non deve capire,solo eseguire.

First they ignore you
Then laugh at you, and hate you
Then they fight you
Then you win

When the truth dies
Very bad things happen

They're being heartless again



I know it's gone and there's gonna be violence
(Want you to love me)
I've taken as much as I'm willing to take
(Want you to be)
Why do you think we should suffer in silence
(The heavens above me)
When a heart is broken, there's nothing to break
(Eternally)
....
 ...You should see me in the afterlife
Picking up the sons of guns


Robbie Williams or Mahatma Ghan or Nicholas Klein ?

Il refraim era "Ogni giorno, come posso renderti la tua vita più miserevole e farti sentire inutile servo del sistema? Come posso umiliarti? Come posso rendermi sgradevole? Come posso farti pesare le regole e le tue inadempienze? Come posso farti sentire cretino senza essere un genio?
Come posso farti licenziare? Come posso rendere un lavoro stupido,non importante, quasi inutile,una perdita di tempo, la tua ossessione?"

Seduto su una sedia oppure ad osservare dall'alto di una ringhiera oppure dietro un vetro, col riscaldamento acceso, mentre fuori nevica o piove, come posso renderti la vita miserevole ?
 How can I  make you feel miserable ?"  a slogan for the managers of meg@zienda.Why ? 
You have to give up your stolen job place,because you haven't got any godfathers beside."
Poi un altra strisciata di banda magnetica, poi alla macchina, poi i ricordi mentre il percorso memorizzato fino agli alberi, ai paletti coi catarifrangenti rotti richiamava altri ricordi.
"Devi accettare quest'occasione , non ci sarà più..O farai il disoccupato a vita!" aveva detto la maga Circe ai suoi porcellini prima che diventassero tali, l'aveva ascoltata, l'aveva amata, all'origine di ogni conflitto c'è una donna, ovunque.La sicurezza, il posto di lavoro,vecchi miti, non più per tutte le stagioni, mentre proprio quel giorno meg@zienda annunciava tagli di 7 magazzini e tagli di personale....Nulla è più come prima...
Come maga Circe era rimasta nel suo palazzo,tra gli eletti, vicino ai piani alti, privilegiati, bar, pause, permessi, ferie, ma ogni giorno arrivava la sua commissione, come un fiume che dal monte, dalla sorgente giunge a valle, anche nella valle della nebbia, disperso fino  a giungere a destinazione fisicamente, trasportato dal corriere. Lei l'aveva lasciato e scaricato, senza futuro, vecchio, povero alla fine, arrenditi, non sei tra gli eletti, pochi giorni dentro la gabbia dorata in una delle tante sue precedenti reincarnazioni, quando l'ignoranza e la normalità esistevano.
Tante erano state le sue profezie, terribili ma non la sua splendida voce, come fossero fatti, innocenti, ora ricordava, "Dovrai fare un lavoro che ti occuperà ore e ore e non ti lascierà respiro, così non  avrai energie..Così anche tu sarai arrabbiato col mondo...". Perchè arrabbiato col mondo ? Perchè non conosceva già la sofferenza della vita? Perchè?
Eppure l'amava e non poteva non averla amata e non poteva scegliere chi amare,profezie e maledizioni come bicchieri d'acqua salati, scivolavano lungo la pelle, vaghi ricordi, senza repliche e risposte, la maga Circe non conosceva nel dialogo errori.

Ma ora pensava e vedeva tutte quelle parole, ascoltava la rabbia,tutto in un momento, incredibilmente distaccato, questo mondo non era il suo,mai stato, un passaggio. Dopo mesi di attacchi di panico, dopo essere stato deportato nel paesino per fare straordinari quotidiani che non erano piu straordinari, rivivendo passati orribili, sofferenze gratuite, inflitte dalla pura malvagità di persone menefreghiste, squallidi burocrati, dopo mesi di pianto,testate contro il capannone, tutto si stava dissolvendo...
Era tutta finzione, la vita era altro...
La vita era, è, fuori dal capannone, fuori dalle strade sterrate, fuori dai moduli e codici a barre, fuori dai tesserini di riconoscimento, fuori dai terminali.
La domanda insistente era, esisterà mai un luogo di lavoro NORMALE in Italia ?
Dove non c'è raccomandato, legami, dove c'è il civile rispetto, dove c'è il rispetto degli orari e delle parole date oppure l'alternativa è stare a casa in malattia, il licenziamento coatto, l'emigrazione ?
 
Maga Circe poteva continuare nei ricordi delle sue profezie, poteva aver avuto ragione, solo un momento.Perdersi, perdere la ragione, perdere la propria identità, identificarsi con le ossessioni profuse da inutili burocrati che devono giustificare la loro attività ed esistenza.
Trasformato in maiale o bestia feroce,perdendo la propria identità, solo per un momento nella notte, poi come l'alba arriva con la luce,tutte le ossessioni,gli incubi decadono dispersi come polvere nel vento.
Un senso di liberazione profonda, "non siamo quello che dicono gli altri di noi, siamo quel crediamo, noi stessi di noi, se si crede, si avvera, nessuna magia, nessuna profezia, il seguito naturale del tempo".










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