martedì, febbraio 11, 2014

Viaggi migratori


Un paio di settimane fa era uscita questa pagina  ilfattoquotidiano.it//italiani-allestero-ecco-come-passano-realmente-il-loro-tempo leggendo mi ero sinceramente divertito, per il  tono e le battute, credo che si capisse che l’autore non prometteva di raccontare storie sugli italiani emigrati, ma solo una sintesi ironica sul comportamento, sul dire e il fare, degli italiani all’estero.

In fondo in queste storie di emigrazione, la pretesa di riassumere è impossibile, avere uno sguardo panoramico su tutte le singole esperienze umane diverse e personali reazioni. Diffidare quindi dei racconti di viaggio, perché il giudizio personale dell’autore sarebbe sicuramente diverso dal vostro, non solo per il tempo della visita e luoghi ma per i  gusti personali. Per me restano affascinanti i racconti di viaggio, nonostante non si possa pretendere la precisione matematica e il realismo .
Non credevo dopo alcuni giorni di leggere quanto leggevo sullo stesso giornale , polemiche, insulti, critiche a non finire verso chi aveva scritto tale pagina blog/articolo Matteo Cavezzali.
In qualche modo, non scrivere su testate famose o conosciute risparmia questo inesorabile flusso di insulti.
In molti (emigrati?) hanno letto l’articolo come fosse rivolto alla loro persona, quindi si sono offesi e hanno iniziato a rispondere con critiche acide, repliche su cosa fosse vero o meno. Nei casi migliori, alcuni hanno raccontato o raffrontato la loro esperienza con ciò che era una sintesi provocatrice del comportamento tipico dell’italiano all’estero.

Io trovo che sia sano, liberatorio, quando puoi ridere di te stesso, accettare che altri insultino e non accada nulla nella propria considerazione di se. Certo, gli insulti non sono mai benvenuti, non si chiamerebbero insulti, ma oramai la guerra di parole su internet è andata fuori controllo, così non prendere sul serio più di tanto, evita futili conflitti.
Pochi giorni fa se n'é avuto un esempio, la sensazione di vivere dentro un anfiteatro elettronico con l'eco, dove i due o tre social più diffusi, messaggi su messaggi,scambi di insulti, critiche, poi chi insultato o così crede, decide di aumentare il volume rivolgendosi ad altri media per denunciare gli aggressori, una sequenza a cascata, senza fine. Unirsi al flusso elettronico, un vociferare degno della pazzia, i noti "thread" o filo sull'argomento.
Abbiamo anche scoperto che è meno offensivo essere definiti, "mafiosi, assassini, ladri" che praticare certe prestazioni sessuali (bene o male). Una prova che gli insulti non seguono l'etica.
In ogni modo chi è stato all'estero, chi è Italiano, per colpa di altri, ha sicuramente ricevuto insulti o apprezzamenti negativi. Farsi "insultare" in casa invece offende sempre di più.
All’origine di tanti “luoghi comuni” , come è stato scritto nelle polemiche, ci sono anche delle idee accettate di fatto o scontate;
A)Andare via dal proprio paese, non è normale  oltre a causare "indicibili  sofferenze";
("lo sai che là non esiste l'espresso ?","Non c'è nemmeno l'olio"," non si trovano le lavanderie!").
Nell'ultimo viaggio ho scoperto che può esistere un wc con solo wc senza neanche lavandino e a volte senza nemmeno carta igienica. Cosa facciamo ?
La realtà è che si è in casa d'altri e se esiste l'ospitalità esiste anche la regola non scritta di non criticare.
B)Una condizione automatica di perenne rinuncia, insoddisfazione.
C)La nostalgia per la propria terra (fino a mitizzarla, forse perché impossibile essere là).

Nel blog in questione, si diceva che gli "italiani hanno freddo". Posso confermare, a volte è un freddo che non ha nulla a che fare con l'atmosfera bianca del Natale, è l'assenza della nostra essenza "Latina" , l'assenza spesso di "sponde", assenza di "rifugi", di amici, di quasi tutto.
Quante volte ho visto , ascoltato, italiani del sud (Sicilia, Calabria, Puglie) parlare della loro terra come fosse un altra nazione, lamentarsi della difficoltà d'immigrato a 700-1000 km all'interno dello stesso paese ? Anche loro provavano quel freddo che per noi nella val padana era di origine note, non c'era nulla di misterioso nella nebbia di Ferrara, ma loro insistevano.
Anche il freddo che provavo in Inghilterra, (non sono stato un giorno), era reale in quella dimensione, il distacco dalle proprie origini.

Nel blog si racconta o accenna alle "mezze verità" o giustificazioni che si danno per continuare a stare dove "non si dovrebbe stare" nella logica comune. Tra fare il cameriere e gestire un ristorante c'è un po' di differenza, però si può scegliere la versione che si preferisce e con la lontananza può funzionare.
Tra pulire i cessi a Nantes ed essere manager dell'accoglienza, il passo è più lungo, ma tutto serve per dare pace all'animo loro, parenti e amici, che s'immaginano felici nella loro terra natia...

In tutte queste polemiche tra chi resta, ora considerato molto molto coraggioso e chi parte , perché non ce la fa, (ora in una luce più negativa del solito), pochi si fanno la domanda fondamentale: perché, come, dove emigrare.
Se l'ultimo anno sono emigrati in 60.000 , secondo le statistiche e se gli immigrati, non hanno compensato ma tutt'altro, sono per la prima volta calati, senza bisogno di decreti e barriere per gli stranieri; la condizione umana, in Italia, dev'essere stata nel sentimento comune, negativa , molto negativa.
 

Una volta sulla tv nelle interviste del meridione, c'era il mantra "Qui non è rimasto nulla, bisogna emigrare...i giovani sono andati via" , lo si sentiva ripetuto in tutte le salse, da vecchi ai pochi giovani rimasti. Oramai con buona pace della coscienza, si pensava "quello è il meridione..." come fosse una condizione esistenziale, quando chi ha studiato un minimo di storia, sa benissimo che il meridione per secoli è stato molto molto più ricco del nord Italia. Ora nella stessa tv, nei documentari, ma è sufficiente girare in auto, si vedono veri quartieri industriali desertificati, abbandonati, posti che dieci anni fa erano attivi; ora le stesse parole rassegnate, quasi piagnucolose sono in boccia ai famosi duri e puri imprenditori del Veneto... Un paese può chiudere ? Emigrare ?
Tutti i giorni scopriamo che il paese gareggia a scorrere nel basso delle classifiche, in qualche statistica economica o di stile di vita, tutto questo non è causa di emigrazione ?

In ultimo, due italiani sono partiti per New York, forse hanno dichiarato con ingenuità alla frontiera, in aeroporto di voler aprire un ristorante, nel "paese delle libertà"; così per tentata immigrazione clandestina sono stati incarcerati. http://www.ilgiornale.it/news/interni/noi-cuochi-italiani-negli-usa-arrestati-clandestini-modi-989165.html
Si può continuare a ridere dei difetti degli italiani, degli emigrati, ma purtroppo le loro ragioni non fanno affatto ridere e come al solito, in un paese di non responsabili, nessuno si cura del benessere pubblico, proprio per questo si parte e si lascia, si rimanda, si aspetta, si spera.

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