domenica, aprile 21, 2013

A ricordo di Luca F.

Anni fà, 2006/7, al ritorno nel Magazzeno, tra bancali, pacchi,luci al neon, pilastri, nel vasto capannone, una sera, come tante altre sere, ci ritrovammo in turno.
Era la zona centrale, circondati da casse, quasi fosse una stanza senza soffitto, copriva la vista di persone, intorno ad un bancale appeso ad un vericello o transpallet, giravamo intorno e prendevamo e lanciavamo un pacco nei vari contenitori-casse.Sembrava una danza a cerchio intorno al bancale, con cadenza continua, si parlava e il tempo iniziava a scorrere, dalle dieci alle quattro di mattina, in una quiete notturna.
C'era "L'avvocato" (soprannominato così di diritto e di fatto) ma nulla aveva del titolo, solo una persona che piangeva su se stessa e il suo destino, occhiali e aspetto da impiegato, del meridione. Era preso in mezzo da tutti e accettava il suo ruolo sacrificale come un esempio amaro, lavorava a scartamento ridotto. Poi c'era Luca, un personaggio mal sopportato,per il suo modo di lavorare, anni di magazzino, serio, lavoratore, quasi una macchina. Per lui i chili e i bancali erano come chicchi, li guardava, nelle sue braccia normali ma veloci e resistenti fluivano a ripetizione come una mitragliatrice e divorava così quintali. 
Non lo sopportavano perchè lavorava e non si lamentava, in un ambiente dove pochi, su una mano, lavoravano davvero. Lo incontrai in quel cerchio-focolare intorno al bancale, dove alcune settimane prima avevo incontrato Valeria. 
Aveva i capelli lunghi, un età indefinita, con un accento bolognese forte, modi bruschi e spicci, una specie di corazza di duro, in realtà una persona generosa e altruista.
Non era facile accettarlo e diventare un suo "amico" per il suo essere ruvido.
In quelle sei ore, mentre i pacchi e i chili volavono alcuni metri, a volte s'incrociavono a mezz'aria con spinte contrapposte e poi cadevano per terra, si parlava di altri mondi e altre esperienze, il tempo trascorreva, arrivavano le quattro e si chiudeva la nottata per un sonno che per me terminava poco prima di mezzogiorno.
un magazzino qualsiasi
 Come tanti aveva un passato oscuro, oltre al lavoro in officina, nei traslochi, qualche cosa con la droga forse, qualche cosa che non va detto ne ricordato.
I suoi occhi luccicanti e acuti che s'intravvedevono alcuni istanti quando ti guardava e la fronte era libera dai lunghi capelli, facevano in qualche modo immaginare, un lungo passato.
In quelle settimane, il club del bancale si ritrovava e un focolare di persone s'incontrava, alla fine, in qualche modo ci si ricordava, capiva, conosceva. Le storie.Più volte ci siamo rivisti, dopo il grande gap e la grande delusione di...ma lasciamo stare, chi dentro e chi fuori, dispersi e destini diversi e senza alcun senso.
Eravamo , quando ci siamo conosciuti, dei temporanei ricorrenti, con vacue promesse e accordi nazionali,come in tante aziende in Italia, tutto alla fine scritto nell'acqua, ma chi lo sapeva ?   Fidarsi è bene, non fidarsi è molto, molto, meglio.
Alla fine ci si conosceva, le storie s'intrecciavano, Luca conosceva Valeria, l'altro io, io conoscevo lei, ci si mandava saluti per interposta persona tra un turno e l'altro e si campava di tempi e attese indefinite, senza mai aver alcun progetto personale.

Si era sospesi o precari, la condizione peggiore per fare dei veri progetti di vita e scelte.
S'immaginava l'azienda come una "mamma", un po' strana, un po' incomprensibile, un po' di tutto,ma pur sempre con un residuo di fiducia...
Ricordo fuori, da civili e borghesi, nel triangolo degli uffici vicino alla stazione, gli incontri e le discussioni tra noi circa il destino e le sue possibilità, in squallidi bar, mentre il focolare si era già disperso e non c'era ritorno. Ricordo le visite ai due sindacati, con il dubbio a posteriori di aver incontrato un altra voce della stessa azienda, non un associazione pro-lavoratori. Era la colpa di volere un lavoro normale, quando le richieste erano troppe, qualcuno non era come gli altri, solo qualcuno.Luca era rassegnato ma non aveva mai fatto o avuto quel ruolo che gli proponevano, così lo incontrai un altro paio di volte, oltre a telefonargli, sempre ricevendo un caloroso benvenuto.
Tutti si ricordavono dei suoi chili, ma in realtà erano quintali e tonnellate che spostava, della sua resistenza e forza, come poteva essere debole di cuore ?

Stamattina il mio telefono alternativo e vecchio, non ufficiale, registra la chiamata, così richiamo prima delle otto, la sua voce, come dall'al di là, tremante e disperata, abituata a vedere amici scomparire,mi risponde con un assurdo "sto dormendo!" poi mi riconosce e mi dice "ti ho cercato tante volte" e poi  mi grida "Lo sai che Luca è morto? " solo per un attimo non ricordo.
Non so se è la seconda o terza volta, spesso parliamo solo di persone scomparse, tutte vicine d'età, coetanei o quasi, lei ne conosce molti, molti più di me.
Alla fine mi ripromette che ci sentiamo più tardi, chiedo "ma come è morto?" " E' morto per il cuore, tutta colpa di quel lavoro di m. che gli facevano fare". 
Non lo sà, resto pietrificato e non riesco ad accettare che un ragazzo di aspetto normale ma di una tempra eccezionale finisca per il cuore, così...
Lei non lo sà e non so davvero come risponderle, anche se so, che lei in mezzo a quella gente che la disprezza, è una perla ed una stella, ma lei non sa nemmeno questo. Luca la pensava nello stesso modo.

Non si può combattere la storia e aver desiderato che nulla, nulla, di tutto questo fosse accaduto, non si può formattare la mente come un disco, non si può dimenticare, non si può cancellare, non si può  dire ai propri occhi di non aver visto e ai propri orecchi di non aver ascoltato. Non si può combattere la propria storia, perchè non la si accetta e non la si vuole, comunque la si guarda.
Il suicidio di fronte alla morte, non è la soluzione della vita. Di fronte alla vita, nemmeno la vita apparente è l'opzione.Ma questo sì, cambiare, scomparire, finire, terminare EnricoCE o se stessi  è la soluzione!
Avere un nemico è una grossa motivazione a vivere, studiarlo ogni giorno e misurarsi con la sua perversità, con la sua organizzazione tentacolare, con i suoi trucchi, avere un nemico è una fonte d'energia e d'ispirazione.Un nemico che si odia con tutto il cuore e si disprezza, perchè ha inflitto dolore a se stessi ed altri, gratuito, che stravolge le vite delle persone e cerca sempre di deresponsabilizzarsi, anzi giustificarsi, l'odio è immenso, la rappresentazione del male in terra. Purtroppo ne segue che ho perso ogni dignità e mi sono coperto di vergogna ad avere contatti con un essere talmente disgustoso da non poterlo nominare. E' un meccanismo psicologico normale, le vittime si sentono colpevoli del male che subiscono, sentono la vergogna e non ne riescono a parlare. Mi fa schifo lo stipendio e i bonus perchè so che è frutto di attività mafiose e di organizzazione criminale e non vedo l'ora di restituire tutto, ma chiedo anche che il mio nome venga cancellato dai loro archivi elettronici e che non esista mai più per loro. La frustrazione nasce dal fatto che nulla si può raddrizzare e cambiare, il nemico non si può uccidere e nemmeno provocargli un po' di male, allora solo un intelligenza,comprensione fuori dal comune può salvare 
da Mafia spa o meg@zienda."Liberaci dal male".

Indovinate chi  ero ? E chi voleva sposare la maestra ?
Ecco se quel ragazzino avesse saputo che avrebbe incontrato nella sua vita una tale disgrazia, l'avrebbe terminata anzitempo, con tutte le motivazioni di oggi. La domanda:
What I have done ?


 In this farewell
There's no blood
There's no alibi
'Cause I've drawn regret
From the truth
Of a thousand lies

[Pre-Chorus:]
So let mercy come
And wash away
What I've done

[Chorus:]
I'll face myself
To cross out what i've become
Erase myself
And let go of what i've done

Put to rest
What you thought of me
While I clean this slate
With the hands of uncertainty

[Pre-Chorus]

[Chorus]

For what I've done
I start again
And whatever pain may come
Today this ends
I'm forgiving what I've done!!!

[Chorus]

What I've done
Forgiving what I've done


musica e testi Linkin Park

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