lunedì, ottobre 26, 2015

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Il tre luglio con ritardo mancando l'equinozio estivo e le famosi notti bianche, dopo tanta attesa sono ripartito, consumando ogni ora precedente in lunghe preparazioni.
La valigia, un angoscia permanente, mai abbastanza, troppo di tutto, vestiario, libri, questa volta penso che il peso non conta, non devo andare in aeroporto, neanche in bus, in nave, ma su una specie di "enduro", una di quelle moto che andavano molto di moda fine anni '80...

Alla partenza !
A vederla da lontano, bianca e striata nero, sembra una zebra, invece è una "tedesca", una moto di cui tanto ho letto, mi sono informato, poi alla fine...l'esperienza è sempre diversa.
Ci sarebbe da scrivere tante pagine  sulle "misrepresentation" o rappresentazioni finte, senza necessariamente aggiungere il "dolo" o la volontarietà di "mis-rappresentare" e mi si perdonerà se in queste righe, parole di varie lingue confuse, siano fuse, per indicare un idea, che di luce non brilla, ma semmai fioca, tenue, accresce le ombre.Tanti esempi, quasi come sfogliare le pagine di un pesante dizionario, a varie latitudini, suoni e graffiti diversi, questo non è altro che il viaggio.
La ruota tassellata, piccola davanti, per la direzione agevolata, sui deserti dei poster delle officine, grande ma sottile dietro, per mantenere il cavallo alto sugli ostacoli, poi quel finto serbatoio, grande e vuoto di liquidi, nero e bianco, finta zebra, l'F650 Dakar.
Questa moto l'ho amata e odiata allo stesso modo, così come sono stato guardato con sospetto da tutti, dai veri e puri BMW followers, essendo un ibrido, solo il telaio e il disegno era tale, il resto altra marca, poi perché la più piccola, non consone all'idea teutonica di grande-forte. Sono stato odiato o non amato dai non-BMW perché mi credevano un follower che non si poteva permettere cilindrate e modelli di moda e quindi sempre un credente in quel genere, ma "bastardo", si, bastardo dentro.
Alla fine, le "marche" , i nostri consumi, ci stanno dando un "identità" anche quando non gli apparteniamo, una forma di razzismo consumistico....che sciocchezze... si parlava di viaggio e mis-rappresentazioni o misrepresentation. Quella moto sembrava un BMW ma non lo era, questa era la prima misrepresentation.
Anche il viaggio con partenza Rimini e destinazione San Pietroburgo, in tutto simile all'anno precedente, non lo era....
Il vero viaggio era su una black Honda shadow 750, con la cartina sullo zaino serbatoio, le borse sul telaio nero del portapacchi fissate da un groviglio di elastici, una custom, come nei tanti film visti....Un viaggio fatto per la prima volta, con la giusta "paura" di non sapere la strada, con la possibilità di abbandonare la partita per impraticabilità del campo, con l'incertezza di non passare la "frontiera", quest'ultima non è una metafora.
Di solito tutti scrivono blog dei viaggi facendo un resoconto di ore, percorsi, "visto e piaciuto"
consigli di viaggio per chi segue,poi la conclusione, "alla prossima volta". E' logico e sequenziale, non posso permettermelo.
Non posso con desiderio accendere la TV e seguire il documentario di viaggio con 5 ragazze scelte dopo varie selezioni per il viaggio in barca e vedere i soliti aborigeni che hanno smesso di essere cannibali solo perchè le macchine da presa della TV gli regalano banane e pose con piccole fotomodelle, sorrisi bianchi, verde azzurro smeraldo mare, poi nuova ripresa in vela sul mare, pensare che questo sia il viaggio, le isole, il paese. Sono i viaggi "care-free", tutto organizzato o quasi, poi seduto su un divano, il piccolo schermo in un paese nord-centrale-Europa, immaginare la Polinesia mentre fuori è freddo, grigio, un viaggio mentale.
Non posso nemmeno scrivere una cronistoria perchè l'inchiostro sui blocknotes si raffreddava e la sfera si spaccava, inondando di blue righe vuote. Così ora non resta che raccattare sparsi, foglietti, ricevute, foto, parole, cercare un senso, sempre che vi sia.

Oggigiorno mi si dirà che non c'è più bisogno di blocknotes e penne a sfera, basta uno smartphone e un computer per tener traccia, ma ...a volte le batterie non si ricaricano, a volte, nella fretta del primo rifornimento, lo smartphone cade, proprio a poche ore dalla partenza, Modena Nord, tutta la tecnologia và in frantumi. Così è successo a me.
Nessuna cartina, nessun uso del GPS, da Modena a Berlino. 
Non ho buttato via lo smartphone fratturato, no-touch-screen...perché avevo un'ultima possibilità...alla fine lo scoprirete.
Posso affermare di aver fatto tappa ad Innsbruck, essendo partito tardi da Rimini.
Prima del percorso sul Brennero, mi sono fermato sia per la sosta che per la pioggia in una stazione di servizio, chiesto della "vignette" o tassa di passaggio per l'Austria, poco dopo, sotto un capannone adiacente al negozio, raggiunto da altri sei motociclisti italiani, veri BMW riders, orgogliosi del loro ingombrante 1000 e due. Mi hanno chiesto se anch'io raggiungevo la chiesa della BMW a vedere le esibizioni, incontrare gli altri fedeli, gli ho risposto che andavo a nord, subito hanno replicato chiedendomi se andavo a Caponord.
Pensavo alla gelateria Caponord per un momento, nota nel paesino da dove provenivo,"bulagna",  ma poi ho capito che era quel posto oscuro dove fanno pellegrinaggio tutti i motociclisti che vogliono raccontare di esserci stati,il posto europeo dove finisce la strada eccetera eccetera, no, non cercavo d'essere famoso e col sedere quadrato.
Così arresi dalla mia nullità, dal non essere conforme alle norme e al consueto, hanno acceso i motori e sono partiti dopo di me, superandomi dopo una decina di minuti, mentre la pioggia ritornava e spariva. Il Brennero faceva paura come l'aria fredda che colpiva dopo le umide gallerie, in uscita, una mano invisibile, poi alzavi gli occhi nella maschera disegnata dai bordi del casco e vedevi le vette alte, un senso cupo. Mi sprofondavo nell'acceleratore sperando di sfuggire, ma l'aria mi sferzava, il tachimetro si abbassava, non era estate qui.
L'autostrada era stretta e curve, traffico, non semplice. La moto sembrava sopportare bene il carico dei miei oltre 100 litri posteriori, le valigie laterali piene, il pilota con tuta, vestiti e grasso attorno. Sono arrivato ad Innsbruck senza varcare frontiera ma la differenza già c'era, nella cartellonistica, nelle case, nella quiete. Poi dentro quell'hotel a due stelle, vicino ma non nel centro, ho sentito parlare naturalmente Italiano.Ho camminato per il centro, visto dei pub, una certa vita notturna, graffiti, però avevo solo il desiderio di respirare e camminare.
Il sabato sono arrivato a Berlino, circa 750-780 km, purtroppo come forse tutti i fine settimana, è stato molto difficile trovare anche una camera libera. 
Non mi ero mai fermato prima, solo di passaggio in autostrada, avrei voluto restare anche più giorni, perché la città è ricca di posti da visitare, storia, in alcuni posti, assomiglia ad una Parigi del nord. La notte non ci si annoia mai. Forse ho perso qualcosa di importante laggiù, ma non ne sono sicuro, per ora le conseguenze non ci sono state, così ho proseguito il viaggio. E' inevitabile, in un viaggio perdere i pezzi, vestiti, memorie, dischi, etc., bisogna accettarlo, fa parte del gioco.
Continue....

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