Pochi giorni fà su La7 hanno rimandato in visione un classico, vincitore 5 oscar e varie altre. E' curioso che come tutti i grandi film , "già visti e rivisti", proprio rivisti a distanza del tempo, appaiano cambiati e lo spettatore scopre "nuovi significati".
La storia dello spettatore, la storia della società è nel mentre cambiata e ci confrontiamo con la storia del film e del suo tempo.
Allora l'idea del manicomio e di quelle "trasformazioni" imposte nel cervello con pillole ed elettroshock facevano rabbrividire, trasformavano caratteri, "disciplinavano i violenti", restringevano e controllavano la forza sovraumana del "pazzo", ma...distruggevano anche la sua "genialità", come si vede nelle ultime sequenze, Jack Nicholson.
In un qualche modo, non poteva che riportarmi alle mie vicende personali e domande che pubblico, non per lasciarle cadere nel vuoto, ma sentire una risposta nell'eco del web, dei possibili lettori.
Nella sequenza in questione, lo psichiatra esperto, titolare del caso, conferma la supposizione dei suoi datori di lavoro o responsabili (nel film volutamente non è senza ambiguità) , "lei ci vuole prendere in giro tutti quanti, non ha nessuna malattia mentale, non vuole lavorare".
Ci sono due tendenze opposte, il sofferente "psichico" che vuole essere ricoverato o curato e il sofferente che non vuole essere curato ne ricoverato, altrettanto speculare, lo psichiatra che diagnostica tutto e tutti come malattia mentale e dispone prescrizioni in quantità industriale, l'altro che anche di fronte a conclamate azioni, prescrive qualche goccia di valium e riposo, ma non ne vuol sentir parlare di ricovero e terapie.
Non posso ne voglio dare alcun consiglio o indicazione, non avendo alcuna competenza in medicina, psicologia etc, solo scambiare qualche esperienza personale.
Oggi ci sono delle "sfumature" nel linguaggio, tra essere o non essere malato mentale, termini estremi, ho sentito "disagio mentale", "sofferenza psichica", "attacchi di panico", "perdita di controllo e/o coscienza","tendenze", "ossessioni" etc.,
Resta e rimane "la vergogna della malattia mentale", "della diversità", il cambio o il moltiplicarsi di termini, non lo esclude.
Nonostante a parole, accettiamo la possibilità e l'esistenza della dipendenza, della malattia mentale, delle deviazioni, del disagio psichico, tutte queste cose, allontanano automaticamente dal sociale, dal gruppo, dalla reputazione.
In inglese, sia il matto che lo stravagante,il non-coerente, non conformista, è "lunatic".
Eppure le cronache quotidiane indicano un aumento senza precedenti di atti di lunatici, violenti,
di persone esasperate, di sofferenti mentali etc.
Sono un avido lettore di cronaca, non per farmi gli affari dei singoli, ma semplicemente capire dove va la società intorno, i suoi cittadini, vi assicuro, basta aprire il giornale ogni giorno per trovare casi incomprensibili e sospetti di malattie mentali.
La facile battuta è "hanno chiuso i manicomi e loro sono in mezzo a noi". Ovviamente non è perchè avviene un atto violento e criminale, che automaticamente il soggetto è malato di mente, ma la vicinanza tra i due fattori, violenza e pazzia, fa si che la vergogna della malattia mentale prosegua.
In tutto questo, senza essere psichiatri o psicologi, criminologi, quelli nella "cerchia ristretta", (tutti possiamo esserlo) familiari, amici, compagni di lavoro, perchè non si cerca la causa o il fatto "impossibile da accettare" che appunto giustifica tali atti ?
Milioni di volte, sono solo rapporti familiari insani, madre-figlio, figlia-padre, suocera-nuora, lavoratore-azienda, etc. Non ultimi i rapporti degenerati di moglie-marito, conviventi, dove la salvezza unica è la separazione, null'altro.
Oggi esiste il reato di "stalking", ma negli anni sessanta o cinquanta non esisteva ?
Non esisteva l'uomo che non si rassegnava alla fine del rapporto con la moglie o la compagna?
Non esisteva l'uomo che la minacciava, la seguiva ogni giorno, ricattava, calunniava ?
Questo è il classico esempio di cambio di terminologia.
A nessuno credo piaccia la fine di un rapporto imposto dall'altro, l'abbandono, il no, ma da questo fatto esistono milioni di risposte possibili, alcune "normali", alcune "deviate", altre criminali, altre definite di pazzia.
Francamente ciò che mi insospettisce della psicologia e psichiatria, è la possibilità di imporre una "morale" sulla base di fatti, di analisi, di consulenze, senza vestire l'abito del prete o abbracciare alcuna religione e fede se non nella medicina. "La tua mente è sana" è come dire tu sei buono o tu sei cattivo, un giudizio morale vestito di termini tecnici incomprensibili.E se il corpo umano è ancora un mistero, per chi non può credere allo spirito come medico, che cos'è allora la mente umana ?
Allora non resta che accettare, semplice, molto semplice a dirsi, la fine di un rapporto, sia amoroso o lavorativo.
"Ma lei cosa rappresentava per te ?
Perchè è finito ? Colpa mia o colpa sua ? Non dovevamo sposarci ? "
Sono sempre gli uomini i violenti e loro a subire, poi non contano le parole di lei...
Ho sentito come tutti voi la parola nuova "femmicidio", per la lunga, quotidiana catena di omicidi di donne, quasi sempre in familia o convivenza.
Il paradosso è che quando ci innamoriamo vogliamo fare di lei una dea e farla sentire una dea. Onnipotente e importante come dio, mentre resta carne e sangue, fango e cenere anche se vestita d'intimo firmato, attraente come una droga, intelligente e desiderabile.
Lei, non può che compiacersi di questo improvviso stato, la sua autostima, la sua vanità, il suo orgoglio crescono e si soddisfa. Dispensa all'uomo il ritorno all'antico legame familiare con la madre, solo che stavolta è adulto.Quando lei dice "basta, il gioco è finito", per alcuni, è come se dio dicesse di no e volesse scomparire dalla propria vita.Immaginate di essere esclusi dal paradiso mentre ancora credete di seguire il test di ammissione.
Allora il femmicidio è come il deicidio ? Sospetto di si.E' un atto insano di appropriazione indebita della vita dell'altro, una volontà di possesso smisurata, una perdità totale della realtà.
"Non posso vivere senza di te, quindi ti trascino con me". E' ovvio la responsabilità della mano che opera, meno ovvio che nella mente, quella donna, quella santa donna, non era dio; se non lo era, se vi erano alternative, se forse qualche motivo di separazione c'era, il movente dell'uccisione e la sua responsabilità è solo criminale e abberrante. Non sto certo giustificando l'atto, cerco di entrare nella mente dell'abbandonato, del lunatico. Alla fine, "il matto" è una persona che non accetta la realtà e per questo chiama in causa, tutti i "normali".
Non è facile, tanti, in tanti, impazziscono per una storia d'amore finita male.
Sono milioni di storie, quasi tutte uguali, con la reazione che cambia, perchè alla fine siamo individui, persone con caratteri e peronalità diverse.
Nel mondo standardizzato e dei moduli, questa individualità, soggettività, non è accettata, è un errore umano come la volontà umana, non accettata dal sistema.
Quando lo psichiatra accusa Jack Nicholson di fingere pazzia per non lavorare, in fondo, non fa che il lavoro del suo datore di lavoro dal quale direttamente o non,è pagato; non si interessa delle cause, dell'attività lavorative e del "disagio" di Jack.
Questo, la relazione malata,sospetto, costa troppo risolverla, meglio un si o un no, matto o sano.
Se è vero che si può fingere pazzia per non lavorare, allora è altrettanto vero che si vive la vergogna di essere "diversi", trattati diversamente, considerati "matti" , dai colleghi e dal datore di lavoro; nella bilancia della convenienza, non vedo pendere dall'una o dall'altra parte. Questo l'ho vissuto nella mia pelle recentemente, posso assicurare che non è piacevole, quando si avvicinano con voce bassa e rassicurante, quando le altre persone ti evitano, ti guardano come un diverso, non ti rispondono perchè credono in fondo che sei matto. La soluzione ? Terminare le relazioni malate, se possibile,terminare le cause.
Lo so, sono tutte considerazioni banali, ovvie, evidenti.
La fine di Jack nel film è terrificante, non si scherza con gli elettroshock, le pastiglie, affidare il corpo e la mente a queste strutture, non si scherza. Restare in vita, privi di coscienza, credo sia uguale a morire, alla totale pazzia, alla totale irresponsabilità, cosa resta del soggetto ?
Oggi al bar leggevo la cronaca, riportava un fatto assurdo, un uomo con contratto interinale, di nazionalità Romena, vicino al termine di lavoro, imbottiva la sua auto di bombole da gas GPL, parcheggiava l'auto di fronte all'ingresso della fabbrica, vicino ad una scuola, poi con benzina dava fuoco. Sarebbe stata una strage,dipendenti, studenti e altri. Chi ha salvato, chi ha impedito materialmente tutto questo ?
Psichiatri ? Carabinieri o polizia? Vigili del fuoco ?
Solo chi era vicino, i volontari, due lavoratori dello stabilimento che hanno volontariamente spento l'incendio, disinnescato il pericolo.
Senza alcuna critica verso i dottori, gli psichiatri,chi investito del potere e delle conoscenze tecniche, chi può fermare il vicino che diventa insano, siamo solo noi, i vicini, magari con una telefonata, magari con un colloquio, poi dopo arriverà chi di dovere.
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